Il frutto che nacque tra la lava e cambiò per sempre le colline catanesi
Le castagne dell’Etna: un frutto nato sulle lave antiche, tra boschi unici e leggende vere che legano natura e vulcano.
Un frutto nato dal fuoco
Tra i pendii settentrionali dell’Etna, dove il vulcano cede il passo ai boschi, cresce da secoli un frutto che non dovrebbe esistere su un terreno tanto aspro: la castagna dell’Etna.
Lì, dove la terra è nera e friabile, le radici dei castagni secolari affondano nella cenere vulcanica, nutrendosi di minerali e di un’energia che sembra provenire dal fuoco stesso.
Questa specie, ormai parte integrante del paesaggio, ha plasmato l’economia, l’ambiente e persino l’identità delle comunità di Bronte, Sant’Alfio, Nicolosi, Milo e Zafferana Etnea, creando un equilibrio perfetto tra uomo e vulcano.
I boschi di castagno, alternati ai noccioleti e ai lariceti, formano un paesaggio di straordinaria bellezza: un mosaico che sale di quota fino a oltre 1.000 metri, dove l’aria diventa più rarefatta e i frutti assumono un sapore deciso, quasi affumicato.
Tra boschi secolari e colate antiche
I castagneti dell’Etna sono tra i più alti d’Europa. Alcuni alberi raggiungono età pluricentenarie, sopravvissuti a eruzioni e incendi.
Il più celebre di tutti è il Castagno dei Cento Cavalli, nel territorio di Sant’Alfio, dichiarato Monumento nazionale e considerato l’albero più antico e maestoso d’Europa.
Secondo la tradizione, sotto la sua chioma smisurata trovò rifugio una regina con il suo seguito di cento cavalieri durante un temporale: un racconto reale nel cuore della leggenda, che rende l’albero un simbolo dell’intero versante orientale dell’Etna.
Attorno a questi giganti vegetali si estendono boschi che nascono su antiche colate laviche, dove il contrasto tra il verde intenso e il nero della pietra è quasi ipnotico.
Le comunità locali hanno imparato nei secoli a convivere con il vulcano, coltivando il castagno come una ricchezza da difendere e trasmettendo saperi legati alla lavorazione del legno, alla raccolta dei frutti e all’uso tradizionale della farina di castagne nei mesi invernali.
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