Il gigante di pietra che veglia sulla valle: il segreto che Castiglione di Sicilia custodisce da secoli
A Castiglione di Sicilia, un castello scolpito nella roccia domina l’Alcantara da otto secoli. Storia vera, leggende e una curiosità finale.
Un guardiano silenzioso sulla roccia
Appena si arriva a Castiglione di Sicilia, basta alzare lo sguardo per capire chi comanda da sempre.
In cima a una rupe scura, il Castello di Lauria si impone sul borgo come un vecchio guardiano che non dorme mai.
Costruito su uno sperone di lava basaltica, ha visto passare secoli di battaglie, di dominazioni e di silenzi.
Le prime pietre risalgono all’epoca normanna, quando il bisogno di controllare la valle dell’Alcantara spinse i signori locali a fortificare le alture. Poi arrivarono gli Svevi, e con loro una fase di ampliamento: torri, mura e ambienti interni che servivano sia per la difesa sia come residenza nobiliare.
Il castello prende il nome da Ruggero di Lauria, celebre ammiraglio al servizio degli Aragonesi, che ne fece una delle sue roccaforti più strategiche tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo.
Ancora oggi si cammina tra archi ogivali, resti di sale, cisterne e scalinate scavate nella pietra.
Non c’è nulla di ricostruito o di artificiale: tutto parla di un tempo in cui ogni pietra aveva un compito preciso. Dalla sommità si apre un panorama che lascia senza parole: le Gole dell’Alcantara da un lato, e l’Etna che si staglia all’orizzonte come un gigante che osserva il suo fratello minore.
Pietra, vento e memoria
Il castello ha cambiato padroni tante volte, ma nessuno è riuscito davvero a cancellarne l’anima.
Ogni dominazione ha lasciato un segno: una finestra murata, una feritoia, un dislivello di mura. Perfino il vento, tra quelle pareti, sembra sapere cosa è accaduto.
Durante i secoli medievali, Castiglione di Sicilia era un punto di passaggio per le truppe dirette verso la costa ionica o verso l’interno dell’isola. Il Castello di Lauria serviva a controllare i movimenti lungo la valle e garantire protezione ai villaggi sparsi.
Col tempo, con la pace e la perdita d’interesse militare, le mura furono abbandonate. Ma l’abbandono non l’ha distrutto: lo ha soltanto reso più autentico.
Oggi il castello è visitabile e spesso ospita piccoli eventi culturali, ma senza aver perso quel senso di rispetto che impone il luogo. Si arriva salendo per vicoli ripidi, e quando si tocca la sua soglia, si ha la sensazione che il tempo rallenti. Tutto è rimasto come deve essere: essenziale, crudo, vero.
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