Il monumento catanese che nasconde una leggenda d’acqua e una storia che nessuno racconta
Nel cuore di Catania c’è una fontana dimenticata. Quattro delfini di pietra, un’antica vasca e una storia silenziosa tra lava e mare.
Un angolo che pochi notano
In mezzo al traffico e ai palazzi del centro, la Fontana dei Delfini di Catania passa spesso inosservata.
Non è grande, non è rumorosa. Eppure, chi si ferma un momento davanti a quei quattro delfini di pietra lavica, intrecciati intorno a un piccolo basamento, sente subito che lì dentro c’è qualcosa di più.
La si trova nella Piazza Vittorio Emanuele II, a due passi dal Corso Italia e dal mare, quasi schiacciata dal ritmo moderno della città.
Ma quando fu costruita, questa fontana rappresentava una nota elegante e armoniosa: il segno di una Catania che voleva tornare a respirare bellezza dopo secoli di distruzioni, eruzioni e ricostruzioni.
È un monumento semplice, eppure ogni linea sembra raccontare l’incontro tra l’acqua e la pietra, tra il mare che bagna la costa e la lava che forma la terra su cui la città vive da sempre.
L’arte e la quiete tra le onde scolpite
La Fontana dei Delfini risale al XIX secolo, quando il gusto per le decorazioni urbane cercava di riportare la forma classica nelle città siciliane.
Catania, in particolare, stava attraversando una fase di rinascita architettonica: nuovi viali, piazze, monumenti. E l’acqua — elemento fragile e prezioso sull’isola — tornava a essere protagonista dei luoghi pubblici.
Il gruppo scultoreo rappresenta quattro delfini che si avvolgono intorno a una vasca circolare.
Dall’alto zampilla un piccolo getto, quasi timido, che bagna le figure in pietra. È un’immagine che non cerca grandiosità ma armonia, e che forse proprio per questo è sopravvissuta al tempo e all’indifferenza.
Molti passano accanto senza voltarsi. Altri, invece, la scoprono per caso e restano a guardare il contrasto tra il nero della lava e il luccichio dell’acqua al sole.
E in quel momento Catania torna un po’ quella di un tempo: la città che dialoga con il suo mare, che costruisce in pietra ma sogna in movimento.
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