Una minaccia invisibile arriva in Sicilia | La specie marina che fa paura agli esperti
L'unica alga invasiva segnalata in Europa, ora ha raggiunto anche la Sicilia. Ecco perché i biologi la considerano una minaccia.

La "strana alga" che sta colonizzando le coste
A prima vista potrebbe sembrare una normale alga bruna, ma la Rugulopteryx okamurae è una delle specie aliene più invasive d'Europa. Considerata l'unica vera alga invasiva secondo i documenti ufficiali dell'Unione Europea, ha già invaso buona parte del Mediterraneo.
Complice il riscaldamento delle acque causato dal cambiamento climatico, questa specie ha allargato il proprio areale colonizzando nuove coste, tra cui quelle della Sicilia. Il suo aspetto, cespitoso e con lamine simili a foglie, inganna molti bagnanti, ma la sua presenza preoccupa seriamente i biologi marini.
Perché è così pericolosa per l'ambiente e l'economia?
Questa alga può crescere fino a 30 cm, formando vere e proprie masse galleggianti che, marcendo al sole estivo, emanano odori sgradevoli e gas putrefattivi. Un fenomeno che rende l'aria irrespirabile sulle spiagge, con danni anche per il settore turistico.
La Rugulopteryx è anche in grado di trasformare gli ecosistemi, ostacolando le specie marine autoctone e alterando i delicati equilibri degli habitat sottomarini. In alcune aree della Spagna e di Gibilterra, le autorità hanno dovuto rimuoverne oltre 9.000 tonnellate con mezzi pesanti.
Le conseguenze non si fermano qui: la sua diffusione rappresenta un rischio concreto anche per la pesca e l'‘industria ittica, poiché i pesci evitano le aree infestate, compromettendo la resa di intere battute di pesca.
Come è arrivata in Sicilia e cosa si sta facendo
La prima comparsa nel Mediterraneo risale al 2015, nello Stretto di Gibilterra. Da lì ha viaggiato lungo le correnti marine e con il traffico navale fino a raggiungere le coste di Palermo e Augusta, dove l'attività portuale ne ha probabilmente favorito il trasporto.
Nel 2023, l'ARPA Sicilia ha istituito un tavolo tecnico per pianificare misure di contenimento e gestione. Sebbene non sia ancora stata trovata una soluzione definitiva, gli esperti dell'Università di Palermo, tra cui il professore Agostino Tomasello, stanno valutando il possibile riutilizzo delle biomasse per finalità alternative.
La situazione resta sotto osservazione: prevenzione, monitoraggio e sperimentazione sono oggi le armi principali per cercare di contenere una delle minacce più insidiose per il nostro mare.