Un passato che parla ancora | Palazzo San Demetrio di Catania e il mistero che affiora dal tempo

Scopri Palazzo San Demetrio di Catania: barocco, rinato dopo sisma 1693 e bombe 1944, oggi hotel d’arte con lapide “Melior de cinere surgo”.

A cura di Paolo Privitera
13 luglio 2025 12:00
Un passato che parla ancora | Palazzo San Demetrio di Catania e il mistero che affiora dal tempo - Foto: Simone Fatuzzo/Wikipedia
Foto: Simone Fatuzzo/Wikipedia
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Origini aristocratiche dopo il grande sisma

In soli dodici mesi, dopo il catastrofico terremoto dell’11 gennaio 1693, Palazzo San Demetrio si rialzò dalle macerie. Il barone Eusebio Massa di San Gregorio, facoltoso banchiere, chiamò l’architetto Alonzo di Benedetto perché l’edificio fosse il primo segno di rinascita barocca sulla nuovissima via Etnea, il viale rettilineo voluto dal duca di Camastra per rendere Catania più sicura e scenografica dopo il disastro. Da allora il prospetto al civico 55 divenne il manifesto della resilienza catanese.

Un portale di pietra lavica ricco di simboli

La facciata, scolpita in pietra lavica dell’Etna, esplode in telamoni, cariatidi, putti e mascheroni: figure apotropaiche che, secondo la tradizione popolare, allontanano nuovi terremoti. Il portale principale – alto quasi cinque metri – viene definito dagli storici “il sipario di pietra più teatrale di via Etnea”: al tramonto i chiaroscuri fanno sembrare le sculture un’onda in movimento che “inghiotte” chi varca la soglia.

Dal barone Massa alla dinastia San Demetrio

Nel 1714 il palazzo passò, per 26 000 onze, alla famiglia Pellegrino, baroni di San Demetrio, che gli diedero il nome attuale e rivestirono gli interni di stucchi dorati, boiserie in noce e affreschi allegorici. Nel XIX secolo i saloni ospitarono ricevimenti dove brindarono Vincenzo Bellini e declamò versi il poeta Mario Rapisardi, consacrando l’edificio come fulcro culturale di Catania.

La notte del 5 aprile 1944: 72 vite spezzate

Durante la Seconda guerra mondiale molti catanesi scelsero il palazzo come rifugio, fiduciosi nei muri spessi oltre un metro. Alle 22 : 37 del 5 aprile 1944, però, una formazione di B-25 Mitchell bombardò il quadrilatero via Etnea–piazza Università: l’ordigno centrò il cortile interno e settantadue civili morirono sotto le volte affrescate. Nel dopoguerra ogni blocco di basalto fu numerato e ricollocato uno a uno, trasformando la ricostruzione in un paziente puzzle architettonico che restituì al prospetto l’aspetto originale.

Curiosità

Restaurato nel 1950, il palazzo ospitò uffici regionali e, dagli anni 2000, un boutique hotel con stanze che affacciano sui Quattro Canti e sul profilo fumante dell’Etna. Al piano terra un’esposizione permanente mostra cornici barocche annerite dalle bombe, oggi trasformate in sculture contemporanee: dormire qui significa trascorrere la notte dentro tre secoli di storia catanese – con Wi-Fi, colazioni in balcone e visite guidate tra affreschi Liberty e cantine settecentesche.

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