Dalla Sicilia al Cretaceo | Scoperta una vespa sconosciuta che porta il nome di Cariddi

Cosa lega un fossile birmano, la mitologia greca e lo Stretto di Messina? Una nuova vespa preistorica dal nome mitologico: ecco perché si chiama come il mostro Cariddi.

A cura di Paolo Privitera
21 maggio 2025 21:00
Dalla Sicilia al Cretaceo | Scoperta una vespa sconosciuta che porta il nome di Cariddi - Foto: Qiong Wu et al., BMC Biology 2025
Foto: Qiong Wu et al., BMC Biology 2025
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Un legame tra mito e scienza: la vespa che viene dal passato

Cosa possono avere in comune un’antica creatura mitologica, la Sicilia e un minuscolo insetto vissuto ai tempi dei dinosauri? Apparentemente nulla. Eppure un gruppo di paleontologi ha trovato il filo conduttore: il mito di Cariddi, la creatura marina che secondo gli antichi greci abitava lo Stretto di Messina.

Ma facciamo un passo indietro.

Una scoperta nella resina: il fossile in ambra che sorprende i paleontologi

Recentemente, un team di ricercatori cinesi e danesi ha scoperto un minuscolo fossile racchiuso in un frammento d’ambra proveniente dalla regione di Kachin, in Birmania. Si tratta di una vespa parassita del tardo Cretaceo, vissuta circa 100 milioni di anni fa in una foresta lussureggiante, tra dinosauri e altre creature antiche.

Il suo aspetto è tanto affascinante quanto inquietante: una coda "acchiappa prede" simile a quella di una pianta carnivora, usata per bloccare gli insetti e iniettare le uova all’interno del corpo delle vittime, che finivano divorate dalle larve.

Il nome? Sirenobethylus charybdis: un omaggio alla Sicilia

La nuova specie è stata descritta nella rivista BMC Biology, ma ciò che ha colpito l’attenzione di molti è stato il suo nome: Sirenobethylus charybdis. Il riferimento a Cariddi, il mostro marino della mitologia greca che inghiottiva le acque dello Stretto di Messina, non è casuale.

Come Cariddi, anche questa vespa aveva un comportamento “vorace” e circolare: catturava, inglobava e poi rilasciava, in un ciclo letale per le sue prede. Il suo nome rende così omaggio sia alla leggenda del Mediterraneo che alla sua strategia predatoria.

Chi era Cariddi? Il mostro che inghiottiva il mare

Secondo il mito, Cariddi era una creatura mostruosa che viveva nei pressi dello Stretto di Messina e che, tre volte al giorno, ingoiava e poi risputava enormi quantità d’acqua. Insieme a Scilla, rappresentava una minaccia per ogni navigante.

Perfino Ulisse, durante il suo viaggio narrato nell’Odissea, scelse di affrontare Scilla per evitare Cariddi, troppo pericolosa per la sua nave.

Ed è proprio in omaggio a questo mito siciliano, radicato nella cultura mediterranea, che il nome della vespa fossile evoca una delle figure più temute della mitologia greca.

Una vespa evoluta (e spietata) nel mondo dei dinosauri

Secondo gli esperti, Sirenobethylus charybdis non era un parassita qualunque. Aveva sviluppato una strategia predatoria complessa e mirata, scegliendo con cura le sue vittime e adattandosi a condizioni ambientali mutevoli.

Le sue prede potevano essere insetti, ma forse anche animali più grandi. L’ipotesi è che usasse la coda come una pinza, aderendo alla pelle degli ospiti e depositando le uova sotto la superficie, garantendo così un’incubazione sicura ma letale.

Se vai nel passato… attenzione alla coda

Quindi, se mai ci trovassimo in un ipotetico viaggio temporale nella foresta del Cretaceo orientale, i dinosauri non sarebbero l’unico pericolo. Anche una piccola vespa con una coda a trappola potrebbe rappresentare una minaccia.

E sebbene oggi la vespa Sirenobethylus charybdis sia solo un fossile in ambra, la sua storia ci ricorda che anche gli insetti più piccoli possono racchiudere i segreti più affascinanti dell’evoluzione… e della mitologia.

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