La frattura di Pernicana | Il taglio geologico che minaccia silenziosamente i paesi Etnei
Un'enorme spaccatura minaccia l’Etna e i paesi etnei vicino Catania: una frattura viva che si muove sotto i piedi dei catanesi, invisibile ma devastante.

Un fenomeno naturale che spacca l’Etna… letteralmente
Tra le meraviglie e i pericoli nascosti dell’Etna, ce n’è uno poco noto ma scientificamente cruciale: la Frattura di Pernicana.
Si tratta di una linea di faglia attiva, lunga circa 18 chilometri, che si estende dalla zona sommitale del vulcano fino a Piano Pernicana, nel territorio tra i comuni di Linguaglossa e Piedimonte Etneo, nella provincia di Catania.
Questa frattura è il confine dinamico tra due porzioni dell’Etna: il settore orientale, che scivola lentamente verso il mare, e quello occidentale, più stabile.
Si muove ancora: fino a 2-3 centimetri all’anno
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la Frattura di Pernicana non è un residuo geologico del passato. È attiva, si muove ogni anno, e gli strumenti dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) lo confermano: la velocità del movimento può raggiungere anche i 3 cm all’anno.
Questi spostamenti sono causati dalla spinta gravitazionale del fianco orientale dell’Etna e dalla pressione interna del magma. Il risultato? Crepe nei muri, deformazioni delle strade, pieghe nei binari e crolli nei centri abitati che sorgono lungo la frattura.
Quali paesi attraversa? I catanesi che vivono sopra una faglia
La frattura attraversa o interessa il territorio di diversi comuni etnei abitati da decine di migliaia di catanesi:
- Linguaglossa
- Piedimonte Etneo
- Castiglione di Sicilia
- Sant’Alfio
- Mascali
In questi comuni, negli anni si sono osservate modifiche evidenti al paesaggio urbano. Alcune strade sono state riparate più volte, le case lesionate, e in certi casi si è dovuto vietare la costruzione in prossimità del tracciato.
Una minaccia silenziosa sotto osservazione costante
L’INGV tiene sotto controllo la Frattura di Pernicana tramite una fitta rete di GPS ad alta precisione e sensori inclinometrici. I dati vengono aggiornati costantemente per prevedere eventuali instabilità maggiori, come crolli o movimenti improvvisi.
Questa frattura è anche una delle aree più sensibili in caso di eruzione dell’Etna, poiché può agire da valvola di sfogo naturale, aprendo nuove bocche eruttive lungo il suo tracciato, come accaduto nel 2002.
Cosa si rischia davvero?
I rischi principali legati alla frattura non sono legati a terremoti distruttivi (non si tratta di una faglia sismica classica), ma a:
- Danni infrastrutturali localizzati
- Cedimenti strutturali lenti ma inesorabili
- Apertura di bocche eruttive in prossimità dei centri abitati
Per questo motivo la frattura è considerata “a pericolosità media”, ma costante e non trascurabile.