Sant’Agata e il potere della devozione | Tradizioni che legano Catania alla sua patrona
Sant’Agata e i simboli della sua festa: scopri i segreti delle candelore, i gesti di devozione e le tradizioni che uniscono Catania alla sua santa

Sant’Agata non è solo una santa: è il cuore spirituale di Catania, un simbolo che ha attraversato i secoli unendo fede, tradizione e comunità. La sua festa è un viaggio che combina spiritualità e storia, con dettagli e simboli unici che rendono questa celebrazione indimenticabile. Scopri i momenti più straordinari e le tradizioni che legano Catania alla sua amata patrona.
La devozione dei devoti vestiti di bianco
Uno degli aspetti più iconici della festa è il tradizionale sacco bianco indossato dai devoti durante la processione.
Il sacco di Sant'Agata rappresenta solo una parte, seppur centrale, del vestiario tradizionale dei devoti. L'abbigliamento completo comprende cinque elementi, ciascuno con un proprio significato simbolico: il copricapo di velluto nero, il saio, il cordone monastico (simbolo di castità), i guanti (come segno di rispetto per la purezza della Santa) e il fazzoletto bianco (che viene agitato durante i momenti di esultanza nelle processioni).
Sebbene il sacco agatino mantenga la sua presenza, il suo significato si è evoluto, acquistando una dimensione più profonda. I devoti che indossano il sacco di Sant'Agata lo fanno principalmente per esprimere gratitudine verso la Santa, in segno di riconoscenza per una grazia ricevuta, spesso accompagnandolo dal trasporto di pesanti ceri votivi legati alle grazie richieste. Nonostante questo nuovo significato, persiste anche il richiamo all'antica simbologia di "pentimento".
Il fercolo trainato dai devoti
Il fercolo di Sant'Agata, conosciuto come "vara" dai catanesi, è una magnifica opera di argenteria che svolge un ruolo fondamentale nelle celebrazioni delle festività agatine a Catania. Questo maestoso tempietto in argento è incaricato di trasportare in processione le sacre reliquie della martire catanese lungo le vie della città durante i giorni dedicati alla sua venerazione.
Nel corso della festa, un sacerdote e il maestro del fercolo, chiamato "capovara", si trovano a bordo. Il capovara ha il compito di coordinare i tempi della processione, comunicando con le maniglie del cordone e con i devoti sotto il fercolo per regolare l'impianto frenante. Il fercolo viene trainato dai devoti attraverso lunghi cordoni.
Le candelore simbolo di devozione
La candelora ha un significato semplice ma profondo: rappresenta la luce che scaccia le tenebre. Nel corso dei secoli, ha subito modifiche nel numero, nel peso, nella struttura e con alcune aggiunte. Oggi, le candelore di Sant'Agata sono 15, con pesi che variano dai 400 ai 900 chili, e vengono portate rigorosamente a spalla da un minimo di 4 a un massimo di 12 uomini, a seconda del peso. Sebbene le origini delle candelore siano diverse, tutte condividono il fatto di appartenere a una corporazione di arti e mestieri o "contrada", ad eccezione della prima e di quella del Circolo Cittadino di Sant'Agata, fondata dal Beato Cardinale Dusmet. La prima candelora, infatti, è la più piccola e la "outsider" del gruppo, essendo stata voluta dal vescovo Ventimiglia in seguito all'eruzione del 1776.
Le candelore, chiamate anche cerei o "cannalori", sono grandi strutture in legno, finemente scolpite e dorate sulla superficie, costruite principalmente nello stile barocco siciliano, e contengono al centro un grande cero, da cui deriva il nome "cerei".