Un colosso di suoni nel cuore della cattedrale di Catania: lo vedi praticamente sempre
Nell’ombra della Cattedrale di Sant’Agata, un organo monumentale del 1877 continua a raccontare l’anima sonora di Catania.
Un colosso di suoni nel cuore della cattedrale
Nel silenzio della Cattedrale di Sant’Agata, tra navate di pietra lavica e luce filtrata dai rosoni, si cela una delle meraviglie musicali più imponenti d’Italia: l’organo maggiore, un monumento d’aria e metallo che da quasi un secolo e mezzo continua a vibrare nel cuore di Catania.
L’attuale strumento venne costruito nel 1877 dal grande organaro Domenico Antonio Testa, su un progetto di dimensioni eccezionali per l’epoca. La sua collocazione, sull’imponente cantoria marmorea del transetto sinistro, non fu casuale: l’acustica della cattedrale, amplificata dalle volte barocche, permette al suono di espandersi e “girare” attorno ai fedeli, come un respiro che avvolge tutta la navata.
Le sue tremila canne di stagno e lega metallica, distribuite su cinque tastiere e pedaliera, ne fanno uno dei più grandi organi ecclesiastici della Sicilia. Ogni registro ha un carattere proprio: ci sono timbri che imitano flauti, trombe, oboi e viole, ma anche canne capaci di generare profondi rimbombi armonici che si fondono con le voci del coro durante le celebrazioni solenni dedicate alla Patrona Sant’Agata.
Restaurazioni, leggende e una voce che resiste
Con il passare dei decenni, l’organo ha conosciuto periodi di silenzio, restauri e rinascite. Subì danni durante il terremoto del 1908 e le vibrazioni delle eruzioni dell’Etna, ma venne sempre riportato in vita grazie alla cura di artigiani e maestri organari che, nel corso del Novecento, ne conservarono la struttura originale.
L’ultimo restauro importante, effettuato tra 1987 e 1992, restituì allo strumento la sua intonazione ottocentesca. Oggi il suono che riempie la Cattedrale è lo stesso che, quasi centocinquant’anni fa, stupiva i cittadini e i pellegrini che salivano in piazza Duomo.
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