Il tesoro dimenticato sotto le volte di Catania: ciò che un principe scoprì e che il tempo ha voluto cancellare

Catania, tra nobiltà e mistero. Il Museo Biscari e la collezione che fece tremare l’Europa erudita del Settecento.

18 novembre 2025 21:00
Il tesoro dimenticato sotto le volte di Catania: ciò che un principe scoprì e che il tempo ha voluto cancellare - Foto: Giovanni Dall'Orto/Wikipedia
Foto: Giovanni Dall'Orto/Wikipedia
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Un principe contro il silenzio della Storia

Nel cuore di Catania settecentesca, tra la pietra lavica e i fasti barocchi, nacque una delle più stupefacenti avventure culturali dell’isola: il Museo Biscari.
Fu voluto dal principe Ignazio Paternò Castello di Biscari, spirito inquieto, colto e visionario, che decise di trasformare parte del suo palazzo affacciato sul mare in un santuario delle antichità.

Il suo obiettivo era tanto ambizioso quanto audace per l’epoca: raccogliere e proteggere le testimonianze del passato siciliano, in un tempo in cui i reperti venivano spesso dispersi, venduti o dimenticati.
Tra il 1740 e il 1780, Ignazio fece scavare, catalogare, acquistare e custodire migliaia di reperti greci, romani e medievali, provenienti da Catania, Siracusa, Lentini, Taormina e perfino dalle aree etnee più remote.

Si narra che il principe, pur di ottenere un frammento o una statua, negoziasse direttamente con i contadini, offrendo libri, favori o perfino strumenti di lavoro.
Così nacque il Museo Biscari, un luogo dove la Sicilia intera sembrava riflettersi in marmi, bronzi e mosaici.

Le sale che fecero tremare l’Europa

Nel palazzo sul mare, le sale del museo si susseguivano come un racconto senza fine: la Sala delle Antichità, la Galleria delle Monete, le Sale Egizie, e la celebre Galleria delle Statue illuminata da luci dorate che filtravano dalle logge barocche.

L’impatto sulle menti dell’epoca fu straordinario. Studiosi, scienziati e viaggiatori del Grand Tour ne rimasero folgorati.
Tra questi, Goethe, che durante il suo viaggio in Italia scrisse pagine entusiaste sull’“incredibile raccolta di Biscari”, definendola una delle più imponenti d’Europa.

Eppure, il tempo non fu clemente.
Dopo la morte del principe, molte collezioni furono smembrate o trasferite. Alcuni pezzi confluirono nel Museo Civico di Castello Ursino, altri scomparvero nei passaggi di proprietà.
Il palazzo, però, conserva ancora l’eco di quelle scoperte, e ogni sala sembra custodire un segreto non ancora rivelato.

Camminando oggi tra gli ambienti affrescati, si percepisce la grandezza e la malinconia di un’epoca in cui la conoscenza era una missione personale, quasi sacra.
Il Museo Biscari non fu solo una raccolta: fu il simbolo di un illuminismo catanese che sfidava l’oblio.

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