Una barriera nata dalla guerra: la storia della fortezza segreta di Gela

Scopri le Mura Timoleontee di Gela: possenti difese greche del IV secolo a.C., simbolo della rinascita militare e visibili ancora oggi.

12 settembre 2025 15:00
Una barriera nata dalla guerra: la storia della fortezza segreta di Gela - Foto: AbelDionis/Wikipedia
Foto: AbelDionis/Wikipedia
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Nel cuore dell’antica Gela, colonia greca fondata nel VII secolo a.C., sorge ancora oggi uno dei sistemi difensivi più straordinari del Mediterraneo: le Mura Timoleontee. Queste possenti fortificazioni furono costruite nel IV secolo a.C. dal condottiero corinzio Timoleonte, inviato in Sicilia per liberare le città dall’oppressione dei tiranni. Lunga oltre 400 metri, la cinta muraria era composta da enormi blocchi di calcarenite e da torri di avvistamento, progettate per resistere a catapulte e assedi prolungati. La loro funzione era proteggere l’acropoli e i magazzini del grano, risorsa vitale di Gela, che all’epoca era uno dei centri più ricchi della Magna Grecia.

L’ingegno di Timoleonte e la rinascita di Gela

Secondo le fonti storiche, le mura furono parte di un ambizioso piano urbanistico: oltre a difendere la città, rappresentavano il simbolo della rinascita politica e militare di Gela dopo le distruzioni operate da Cartagine. Timoleonte, noto per il suo pragmatismo, unì tecniche costruttive greche e influenze locali, realizzando strutture a doppia cortina con riempimento interno di pietrame e terra. Resti di queste mura sono oggi visibili nel Parco Archeologico di Gela, dove tratti perfettamente conservati mostrano ancora le scanalature per il passaggio delle guardie e l’alloggiamento per armi da difesa.

Curiosità

Pochi sanno che le Mura Timoleontee furono riscoperte solo nel 1948, durante lavori agricoli: i contadini pensavano si trattasse di una cava abbandonata. Oggi, questo sito è tra i pochi esempi di architettura militare greca ancora visibile in Sicilia e si ritiene che le mura siano tra le più imponenti della Magna Grecia, tanto che alcuni archeologi le hanno definite “la Grande Muraglia siciliana” per dimensioni e strategia difensiva.

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