Un luogo sacro nel cuore della Sicilia antica: tra laghi sulfurei e misteri incredibili
A Mineo, vicino Catania, sorge Palikè: antico santuario siculo con laghi di zolfo e riti misteriosi dedicati ai gemelli Palici!

Nel territorio di Mineo, comune dell’attuale città metropolitana di Catania, si trova uno dei siti archeologici più affascinanti e meno noti della Sicilia antica: il Santuario di Palikè.
Questo complesso sacro era dedicato ai Palici, misteriosi dei gemelli siculi associati alle sorgenti sulfuree e alla fertilità dei campi. Il santuario era cuore religioso della popolazione sicula prima della dominazione greca e romana.
I laghi sulfurei e il culto dei Palici
Il santuario sorgeva presso due laghetti sulfurei naturali, noti come Laghi dei Palici, che emettevano bolle di gas e vapori caldi. Queste manifestazioni naturali erano interpretate come segni divini, e qui si svolgevano riti di giuramento: chi mentiva davanti ai laghi, secondo la leggenda, sarebbe stato punito dagli dei gemelli.
Questi riti, temuti e rispettati, facevano di Palikè una “corte sacra” della giustizia divina tra le popolazioni sicule.
Palikè tra mito e storia
Il sito è legato a racconti mitologici riportati da autori come Diodoro Siculo e altri cronisti antichi: i Palici erano figli di Zeus e della ninfa Talia, protettori delle acque sotterranee e della fertilità.
Con l’arrivo dei Greci e poi dei Romani, il culto dei Palici si integrò in parte con altre divinità, ma il santuario mantenne un’aura di sacralità e mistero. Ancora oggi, le tracce archeologiche rinvenute (mura, resti di templi e are votive) testimoniano l’importanza di questo luogo.
Il declino e le scoperte moderne
Dopo l’epoca romana, il santuario cadde in disuso e fu progressivamente dimenticato, fino alle esplorazioni archeologiche del XX secolo. Oggi l’area è parzialmente visitabile e rappresenta una tappa di rilievo per chi vuole scoprire la storia più antica del territorio catanese e del mito siculo.
Le fumarole e le sorgenti calde circostanti restano uniche testimonianze naturali di un paesaggio sacro, che univa geologia e spiritualità.