Tra due borghi si cela una meraviglia dimenticata | La fortezza sull’acqua che ha sorpreso la Sicilia
Sembra uscita da un romanzo epico: la trovi solo se sai dove cercare. Un angolo sospeso tra storia e natura che pochi conoscono davvero.

Un luogo sospeso tra leggenda e silenzio
Sembra quasi una visione: tra Bivona e Alessandria della Rocca, tra sentieri dimenticati e curve che scompaiono nel nulla, appare all’improvviso un angolo incantato della Sicilia più remota. La diga c’è, ma non è solo una struttura d’acqua e cemento. Qui, la natura si mescola con la storia, e la leggenda prende forma tra le rocce.
Le parole di Luigi Natoli ne “I Beati Paoli” tornano in mente come un'eco: «Un castello simile a un falco appollaiato…». È così che comincia il viaggio: una ricerca che non segue coordinate, ma istinti antichi. Si sale, si cammina, si osserva. La primavera trasforma ogni cosa in un quadro in movimento: ronzii, margherite, profumi.
Là dove il tempo si è fermato
Il percorso è breve ma ricco di meraviglia. Intorno alla diga Magazzolo – chiamata anche Castello – il paesaggio si fa protagonista, con curve disegnate da boschi e silenzi rotti solo dal canto degli uccelli. I ruderi appaiono quasi per caso, dopo una curva che sembra uguale alle altre: sono quelli del Castello Pietra d’Amico, un tempo baluardo contro gli invasori.
La costruzione risale forse all’epoca bizantina, edificata per respingere le incursioni saracene. I primi reperti vennero ritrovati negli anni ’80, proprio durante i lavori per la diga. Oggi rimane poco: una torre, qualche pietra, e l’eco di un passato che si rifiuta di scomparire.
Un sentiero da cavalieri moderni
Camminare in questi luoghi significa riaccendere un istinto sopito: quello dell’esploratore, del cavaliere, del viandante che cerca tracce perdute. Tra i massi e la vegetazione, tra i casolari abbandonati e l’acqua che riflette il cielo, la Sicilia rivela il suo volto più autentico.
Non è un’attrazione da cartolina, né una meta da guida turistica. È una parentesi sospesa, un incontro intimo con una parte dell’isola che resiste.
Il ritorno, tra memoria e scoperta
La strada del ritorno ha il sapore delle cose compiute. Il fortino può anche essere stato ridotto a rudere, ma ha ancora il potere di raccontare. Pietra dopo pietra, il tempo scolpisce una memoria collettiva fatta di conquiste, perdite e silenzi.
Non servono guide per trovare questi luoghi, ma occhi allenati alla meraviglia. Chi sa guardare, vedrà. E forse tornerà.