Allarme nei fondali siciliani | Una delle specie più iconiche del Mediterraneo sta scomparendo per sempre

Minacciato dal riscaldamento e dalla pesca intensiva, il destino del celebre abitante del mare preoccupa gli scienziati. Una scoperta inquietante coinvolge la Sicilia.

A cura di Paolo Privitera
03 luglio 2025 12:00
Allarme nei fondali siciliani | Una delle specie più iconiche del Mediterraneo sta scomparendo per sempre - Foto: Ed Bierman/Wikipedia
Foto: Ed Bierman/Wikipedia
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Il Mediterraneo perde un protagonista: cosa sta succedendo sott’acqua?

Una scoperta condotta tra Sicilia e Puglia ha fatto emergere una crisi senza precedenti per una delle specie simbolo del nostro mare: il Paracentrotus lividus, più noto come riccio di mare viola. Il dato che ha allarmato i ricercatori è chiaro: solo 0,2 esemplari per metro quadrato di fondale.

Il monitoraggio, effettuato nell’estate del 2023, è stato portato avanti da un team misto composto da Arpa, Università di Palermo, Malta e Salento, insieme al National Biodiversity Future Center, che ha sede anche a Palermo.

Una crisi che non risparmia nemmeno le aree protette

Ciò che preoccupa maggiormente è che anche all’interno delle aree marine protette, dove la fauna dovrebbe essere al sicuro, la presenza dei ricci è quasi nulla.
Questo dato suggerisce che le politiche di conservazione attuali non bastano a proteggere la specie né a favorirne la ripresa.

2003: l’anno in cui è iniziato il declino

L’analisi di migliaia di dati storici ha permesso di individuare l’inizio della crisi: proprio il 2003, anno tristemente noto per l’ondata di calore eccezionale che ha colpito l’Europa.
Da quel momento, la popolazione di riccio di mare ha cominciato a calare drasticamente, segno di un cambiamento profondo e allarmante dell’ecosistema marino.

Il riccio viola: molto più di un semplice abitante del mare

Non si tratta solo della scomparsa di una specie. Il riccio viola giocava un ruolo ecologico chiave, contribuendo al delicato equilibrio dei fondali.
La sua estinzione potrebbe favorire l’arrivo di specie aliene invasive e causare danni ambientali ed economici ai territori costieri.

Serve un intervento immediato

Secondo il professor Stefano Piraino, primo autore dello studio, servono azioni concrete e tempestive per salvare la specie:

“I nostri dati evidenziano la necessità urgente di politiche di gestione della pesca più sostenibili e adattate al cambiamento climatico”.

Anche la pesca illegale sta contribuendo al collasso della specie, portando a un punto di non ritorno che potrebbe verificarsi molto prima del previsto.

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