In provincia di Catania c'è una villa che conquistò Hollywood | Il Castello che fece da set per "Il Padrino"
In provincia di Catania, c'è un castello stupefacente: gioiello barocco e scenario cult di “Il Padrino

Dal barocco alle guerre: la fortezza in basalto che non cadde mai
Edificato nel 1750 dal barone Ignazio Pennisi di Floristella in un agrumeto sulla riva del Fiumefreddo, il Castello degli Schiavi mescola pietra lavica dell’Etna e tufo dorato in un’architettura teatralissima: portale bugnato “a bocca di leone”, scala a tenaglia, loggiato con mascheroni grotteschi che, secondo la tradizione, servivano a tenere lontani gli spiriti e le bande di briganti. Sopravvissuto ai bombardamenti del 1943 grazie ai muri spessi oltre un metro, l’edificio mantiene ancora affreschi originali e un raro torchio in pietra per il vino da messa. Oggi, pur essendo proprietà privata, apre ai gruppi su prenotazione, offrendo ai visitatori un viaggio intatto nella vita nobiliare settecentesca dei catanesi.
Quando Hollywood bussò alla porta: da residenza nobiliare a mito pop
Nel 1971 Francis Ford Coppola cercava in Sicilia una dimora che “sapesse di potere, sangue e destino”: trovò questa villa. Qui girò la scena dell’attentato ad Apollonia ne “Il Padrino” (1972) e, sei anni dopo, il ritorno di Michael Corleone in “Il Padrino Parte II”. Per le riprese furono piazzati 120 cariche di finta dinamite sulle pareti; i segni di fuliggine — lasciati per scaramanzia cinematografica — sono tuttora visibili e fanno impazzire i fan che arrivano ogni anno da Usa, Giappone e Australia. Il castello è diventato così un hub di cineturismo: dalle lauree tematiche alle degustazioni in costume, ogni evento genera ricadute economiche su tutto il litorale Taormina-Catania. Il proprietario Franco Pennisi, erede diretto del barone, conserva nel salone i cimeli di scena: il telefono Bakelite fatto esplodere nel film, due lampade Tiffany carbonizzate e la locandina con dedica autografa di Al Pacino.
Curiosità
Durante la lavorazione di “Il Padrino”, Coppola chiese di ruotare la fontana del cortile di 15° per ottenere l’allineamento perfetto con il sole di mezzogiorno: l’opera fu smontata e rimontata in due notti da maestranze catanesi, e da allora non è mai più stata spostata. Il piccolo spicchio di ombra che si crea a quell’ora, chiamato dai Pennisi “bacio di Michael”, è oggi il punto selfie obbligato di ogni tour guidato.