Avvistato tra le onde, torna la paura nel Mediterraneo | Ecco cosa si muove ora tra le coste siciliane
Un video virale riaccende il panico: dalle acque maltesi fino a Pantelleria e Lampedusa, si teme un ritorno inatteso tra i bagnanti. Ma è davvero pericoloso?

Cosa si nasconde davvero sotto la superficie
Sta circolando in rete un video girato al largo di Silema, a Malta, che ha riacceso l’eco di una paura antica: quella per uno degli abitanti più leggendari del mare, lo squalo bianco. Il filmato mostra un esemplare che si aggira a poca distanza dalla costa, suscitando timori a catena che hanno già raggiunto anche le isole siciliane di Pantelleria, Linosa e Lampedusa.
Il pensiero comune? “E se arrivasse anche da noi?”
Ma la realtà – spiegano gli esperti – è molto diversa da quanto si racconta nei commenti social.
Un ospite non così inaspettato
In verità, non è la prima volta che lo squalo bianco viene segnalato nel Canale di Sicilia. Questo predatore fa parte della fauna abituale del Mediterraneo, anche se le sue apparizioni vicino alla costa sono rare. Biologi marini, tra cui Massimiliano Bottaro della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, lo confermano: non c’è motivo di farsi prendere dal panico.
Eppure, ogni volta che compare un pinna nel mare, torna l’onda della paura. Una paura che ha un nome ben preciso: “squalofobia”. Un termine entrato nel linguaggio comune soprattutto dopo il 1975, quando Spielberg terrorizzò il mondo con il suo leggendario film “Lo Squalo”. Da quel momento, l’immaginario collettivo si è popolato di incubi acquatici.
Ma quali squali nuotano davvero nei nostri mari?
Non solo squalo bianco: le acque siciliane ospitano molte altre specie, e nella stragrande maggioranza dei casi sono innocue per l’uomo. Ecco le più comuni:
- Verdesca (Prionace glauca): spaventosa a vedersi, ma raramente aggressiva.
- Squalo mako (Isurus oxyrinchus): velocissimo, ma difficilissimo da incontrare.
- Squalo elefante (Cetorhinus maximus): enorme ma erbivoro, filtra il plancton con la bocca spalancata.
- Spinarolo, cagnaccio, squalo volpe e martello: piccoli, timidi, spesso catturati per errore nelle reti da pesca.
La maggior parte di questi animali fugge dall’uomo, non lo cerca. Eppure molti bagnanti, per paura, finiscono per aggredirli con randelli o arpioni quando si avvicinano alla riva. Un comportamento pericoloso e vietato, che dovrebbe sempre essere segnalato alla Capitaneria di Porto.
La vera minaccia non viene da loro
Meduse urticanti e pesci velenosi rappresentano un rischio ben più concreto per i bagnanti del Mediterraneo rispetto agli squali. E allora, perché tanto panico?
Forse perché non siamo più abituati a condividere il mare con i suoi abitanti originari. Forse perché preferiamo credere al mostro piuttosto che imparare a conoscerlo.
La verità è che il ritorno degli squali nei nostri mari è un segnale positivo per l’ecosistema. La loro presenza indica acque più pulite, biodiversità più ricca e un mare che, forse, sta cercando di guarire.
Prima di lasciarci prendere dal panico, dovremmo ricordare che il mare non è solo nostro. E forse non lo è mai stato.