Un museo che sta cambiando il volto di Catania | La sorprendente rivelazione del Castello Ursino
Scopri il Museo Civico del Castello Ursino a Catania: un viaggio tra arte, storia e archeologia nel cuore della città.

Un viaggio nella storia di Catania attraverso il suo museo più iconico
Nel cuore del centro storico di Catania, il Castello Ursino si erge come testimone silenzioso di secoli di storia. Costruito tra il 1239 e il 1250 per volere di Federico II di Svevia, il castello rappresenta un esempio emblematico dell'architettura militare medievale in Sicilia. Originariamente situato sulla costa, l'edificio si trova oggi nell'entroterra a causa delle colate laviche dell'Etna che, nel 1669, modificarono drasticamente il paesaggio circostante.
Le collezioni del Museo Civico
Dal 1934, il Castello Ursino ospita il Museo Civico di Catania, nato dall'unione di importanti collezioni private e religiose. Tra queste spiccano la collezione Biscari, la collezione dei Benedettini e la collezione Zappalà-Asmundo, che insieme offrono un panorama ricco e variegato della storia e dell'arte siciliana.
Il museo si articola in diverse sezioni:
- Sezione archeologica: ospita reperti che vanno dall'epoca greca a quella romana, tra cui il celebre Kouros di Lentini, una statua arcaica ricomposta nel 2018 unendo testa e torso provenienti da due musei diversi.
- Pinacoteca: presenta opere di artisti come Matthias Stomer, Pietro Novelli, Luis de Morales e Michele Rapisardi, offrendo uno spaccato dell'arte siciliana dal Rinascimento al XIX secolo.
- Collezione numismatica: comprende una vasta raccolta di monete greche e romane, testimoniando l'importanza economica e culturale della Sicilia nel mondo antico.
Curiosità: il Kouros di Lentini
Una delle opere più affascinanti del museo è il Kouros di Lentini, una statua greca del VI secolo a.C. che rappresenta un giovane nudo. La particolarità di questa scultura risiede nel fatto che la testa e il torso furono ritrovati separatamente e conservati in musei diversi per oltre un secolo. Solo nel 2018, grazie a studi approfonditi e alla collaborazione tra istituzioni, le due parti sono state finalmente ricongiunte, restituendo al pubblico un capolavoro dell'arte arcaica.
