La ginestra dell’Etna | Il fiore che sboccia sulla lava e racconta la resilienza dei catanesi

È il simbolo di forza e rinascita dei paesi etnei. I catanesi la vedono ogni giorno sull’Etna, ma pochi ne conoscono la vera storia e il significato profondo.

A cura di Paolo Privitera
25 aprile 2025 12:00
La ginestra dell’Etna | Il fiore che sboccia sulla lava e racconta la resilienza dei catanesi - Foto: Velela/Wikipedia
Foto: Velela/Wikipedia
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Un fiore che nasce dal fuoco

Nel paesaggio lunare dell’Etna, tra le colate di lava solidificata e le rocce nere, sboccia un fiore dal significato potente: la ginestra dell’Etna (Genista aetnensis), un arbusto che rappresenta la vita che resiste alla distruzione.
Questa pianta, endemica delle pendici del vulcano, è una delle prime specie vegetali a colonizzare i terreni lavici, grazie alla sua incredibile adattabilità e capacità di rigenerazione.

Unica al mondo, nata sotto il vulcano

La Genista aetnensis è una specie endemica, cioè cresce esclusivamente sull’Etna e in alcune zone montane della Sardegna, ma è proprio nelle aree laviche del versante orientale del vulcano che assume il suo significato più potente.
Raggiunge i 4-5 metri di altezza, fiorisce tra maggio e luglio e inonda i pendii dell’Etna con migliaia di piccoli fiori gialli profumatissimi, creando un contrasto visivo mozzafiato tra il giallo vivido e il nero lavico.

La ginestra nella cultura, dalla scienza alla poesia

Questo fiore non ha solo un valore ecologico, ma anche simbolico e culturale. La ginestra dell’Etna è diventata il simbolo della resilienza del popolo siciliano, capace di rinascere dopo ogni distruzione, proprio come fa la natura sul vulcano.

Non a caso, fu celebrata da Giacomo Leopardi nella poesia “La Ginestra o il fiore del deserto” (1836), ispirata proprio al paesaggio dell’Etna dopo l’eruzione del 1832. In quei versi, il fiore viene descritto come testimone della fragilità umana ma anche della forza di resistere al nulla.

Un alleato dell’ambiente etneo

Dal punto di vista ambientale, la ginestra svolge un ruolo fondamentale: le sue radici profonde contribuiscono a trattenere il terreno vulcanico, contrastando l’erosione. Inoltre, arricchisce il suolo di azoto, rendendolo più fertile per altre piante pioniere.

Non è raro vedere distese intere di ginestra tra i 700 e i 1.800 metri di altitudine, soprattutto nei comuni etnei come Zafferana Etnea, Nicolosi, Linguaglossa, Pedara e fino a Belpasso. In primavera, i catanesi che percorrono le strade del Parco dell’Etna sono letteralmente circondati dal suo profumo dolce e intenso.

Dalla natura al simbolo identitario dei catanesi

Molti comuni etnei hanno adottato la ginestra come simbolo di rinascita dopo le eruzioni o i terremoti.
È diventata il fiore ufficiale di alcune manifestazioni culturali locali, come la Festa della Ginestra a Trecastagni, e viene spesso usata nei progetti di rimboschimento dell’Etna, poiché ha una capacità di attecchimento superiore alla media.

Negli ultimi anni, è stata anche al centro di iniziative scolastiche e artistiche, come murales, loghi e progetti fotografici volti a raccontare il legame tra la gente dell’Etna e il suo ecosistema.

Curiosità: la ginestra era usata per fare corde

Pochi sanno che in passato, i pastori e contadini catanesi usavano i rami della ginestra per produrre corde resistenti, chiamate in dialetto “li funi”.
La fibra veniva ricavata dalla parte più giovane della pianta e lavorata artigianalmente. In alcune botteghe etnee del primo Novecento, era comune trovare corde di ginestra accanto a quelle di canapa.

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