Santa Rita, la vera storia della Santa dei casi impossibili e il suo legame con Sant'Agostino

Sai perché a Catania Santa Rita si festeggia nel Santuario di Sant'Agostino? Scoprilo, leggendo la sua intensa storia

A cura di Simona Lo Certo
22 maggio 2024 10:00
Santa Rita, la vera storia della Santa dei casi impossibili e il suo legame con Sant'Agostino
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Santa Rita, la storia della Santa dei casi impossibili

Anche a Catania oggi 22 Maggio, si festeggia Santa Rita, conosciuta da tutti come la Santa dei casi impossibili per i suoi numerosi miracoli e la sua intensa storia di vera fede.

Da secoli ormai, la tradizione vuole che ogni catanese devoto a Santa Rita compri le rose per farle benedire durante la celebrazione che si tiene ogni anno presso il Santuario di Sant’Agostino in via Vittorio Emanuele II. Chi ha ricevuto da lei una grazia, indossa l’abito votivo nero e bianco, che riprende quello indossato da Rita quando decise di prendere i voti in convento.

Nata con il nome di Margherita Lotti nel 1381 a Roccaporena, una frazione a soli 5 km da Cascia, da Antonio Lotti e Amata Ferri, Rita visse una vita umile, segnata da eventi miracolosi, come il famoso miracolo delle api bianche. Secondo la tradizione, mentre era ancora in fasce, delle api bianche iniziarono a ronzare attorno al suo volto senza pungerla, un mietitore, feritosi con una falce, cercò di scacciarle, ma le api si posarono sulla sua ferita guarendola all’istante, un evento che fu interpretato come un segno di elezione divina.

All’età di sedici anni, Rita fu costretta a sposare Paolo di Ferdinando Mancini, un uomo dal carattere aspro e violento, che, con la sua dolcezza e perseveranza, Rita riuscì a trasformare in una persona più mite e cristiana. Dal matrimonio nacquero due figli, Giangiacomo e Paolo Maria. Purtroppo, il marito di Rita fu assassinato in un’imboscata lungo il fiume Corno, probabilmente per vendetta. Rita pregò intensamente affinché Dio impedisse ai figli di macchiarsi del peccato della vendetta e poco dopo entrambi i ragazzi morirono di malattia.

Dopo la morte del marito e dei figli, Rita si rivolse alle Suore Agostiniane del monastero di Santa Maria Maddalena di Cascia, desiderando diventare sposa di Cristo. Fu respinta tre volte, probabilmente a causa delle faide tra le famiglie locali. Tuttavia, dopo una riappacificazione pubblica tra i fratelli del marito e i suoi assassini, Rita fu finalmente accolta nel monastero nel 1407, in circostanze ritenute miracolose. Si narra che i suoi tre santi protettori (Sant’Agostino, San Giovanni Battista e San Nicola da Tolentino) la trasportarono misteriosamente all’interno del monastero.

Durante i suoi anni nel monastero, Rita dimostrò un’umiltà e un’obbedienza straordinarie. Un esempio emblematico è il miracolo della vite: la madre badessa le affidò il compito di innaffiare una vite secca ogni giorno. Rita eseguì il compito con umiltà, e miracolosamente la vite tornò a germogliare. Questo episodio simboleggia i valori dell’umiltà e della pazienza che caratterizzarono la sua vita.

Un altro episodio significativo fu il miracolo della spina. Durante una preghiera intensa davanti a un crocifisso nel 1442, una spina dalla corona di Cristo si staccò e le si conficcò nella fronte, causandole una ferita che rimase aperta e dolorosa per i successivi quindici anni fino alla sua morte. Questo evento rappresentò un sigillo d’amore divino e una partecipazione profonda alle sofferenze di Cristo.

Nel 1450, in occasione dell’Anno Santo, le consorelle decisero di andare in pellegrinaggio a Roma. Rita, inizialmente esclusa a causa della sua ferita, riuscì a guarire temporaneamente grazie alle sue preghiere e a partecipare al pellegrinaggio. Durante il viaggio, il gruppo si fermò a Tor Bella Monaca, il cui nome si dice derivi proprio da Rita. Un altro miracolo avvenne poco prima della sua morte. Una parente di Roccaporena, venuta a visitarla nel gennaio del 1457, fu incaricata da Rita di portarle una rosa e due fichi dal suo orto, nonostante fosse pieno inverno e tutto fosse coperto di neve. La parente, incredula, trovò effettivamente una rosa sbocciata e due fichi sull’albero.

Santa Rita morì il 22 maggio 1447. Le campane del monastero iniziarono a suonare spontaneamente, attirando la popolazione che la venerava già come santa. Il suo corpo, inizialmente deposto in una semplice cassa di legno, rimase intatto dopo un incendio, un ulteriore segno della sua santità. Rita fu beatificata nel 1627 e canonizzata il 24 maggio 1900 da Papa Leone XIII. Oggi, Santa Rita è venerata come la Santa dei Casi Impossibili e ogni anno il 22 maggio, migliaia di fedeli si recano a Cascia per celebrare la sua festa. La sua vita e i suoi miracoli continuano a ispirare e a consolare innumerevoli persone in tutto il mondo.

Rita è stata educata allo spirito di Agostino, cresciuta nella chiesa a lui dedicata nella Rocca di Cascia, seguendo il Santo che è considerato il cantore della Misericordia; e fu proprio in quel convento a lui dedicato che Rita visse 40 anni ed è proprio nel Santuario di Sant’Agostino che Santa Rita viene celebrata a Catania. Ecco perché.

Santa Rita e il suo legame con Sant’Agostino

A Catania il legame che tiene unita Santa Rita a Sant’Agostino è talmente forte che ogni anno la Santa dei casi impossibili si festeggia presso il Santuario dedicato al Santo posto in via Vittorio Emanuele, che è un luogo di grande interesse storico, artistico e spirituale.

La storia del santuario e del convento di Sant’Agostino è antica, probabilmente risalente a un’epoca antecedente alla loro forma attuale, come suggeriscono le 32 colonne romane rinvenute durante la costruzione del complesso nel 1615. Dopo il devastante terremoto che colpì Catania nel 1693, furono necessari importanti lavori di restauro per riportare il luogo di culto al suo splendore.

All’interno, la chiesa di Santa Rita in Sant’Agostino offre un’unica navata con sei cappelle laterali, ciascuna impreziosita da altari di marmo finemente lavorati. Tra le opere più suggestive, si distingue un crocifisso ligneo nella zona presbiteriale. Le cappelle del Sacro Cuore e di Sant’Agostino ospitano opere scultoree di Giuseppe Stuflesser, un rinomato artista di Ortisei.

Originariamente, la chiesa era dedicata a Sant’Agostino, in collegamento con il convento adiacente. Tuttavia, la forte devozione popolare ha portato, nel 2013, alla dedicazione del santuario a Santa Rita, amata particolarmente dalla comunità catanese. Il mese di maggio, in particolare, vede la chiesa animarsi per la tradizionale benedizione delle rose, che si svolge il 22 del mese in onore di Santa Rita.

Per chi crede e chi non, Santa Rita resta comunque un esempio di umiltà e di perdono e dovrebbe servire da modello a tutti soprattutto quando sembra che il mondo stia crollando, ma è più giusto trovare la forza per risollevarlo.

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