Inchiesta "Sangue blue": blitz contro i vertici del clan Santapaola-Ercolano, 35 arresti
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Alle prime luci dell’alba i Carabinieri del comando provinciale di Catania hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di oltre 35 indagati della cosca Santapaola-Ercolano, nelle provincie di Catania, Prato, L’Aquila, Enna, Perugia, Vibo Valentia, Palermo, Benevento, Siracusa e Avellino.
L’operazione, denominata ‘Sangue blu’ e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia etnea, ha portato all’arresto anche del presunto responsabile provinciale della ‘famiglia’, Francesco Tancredi Maria Napoli, 48 anni, nipote di Salvatore Ferrerra, detto “Cavadduzzu” (“Puledro”) e parente dello storico capomafia Benedetto Santapaola.
L’inchiesta della Dda, dominata ‘Sangue blu’, ha fatto luce sulle recenti evoluzioni delle dinamiche della ‘famiglia’ di Cosa Nostra etnea, individuandone anche gli elementi apicali. Il provvedimento del Gip ipotizza, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa e concorso esterno, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi e munizioni e concorso in trasferimento fraudolento di valori, aggravati dal metodo mafioso.
Dall’indagine sono emersi un vasto giro di estorsioni ai danni di imprenditori catanesi, un fiorente traffico di stupefacenti, il recupero crediti attraverso prestiti ad usura e l’intestazione fittizia di attività economiche. L’inchiesta avrebbe fatto luce su sei episodi di ‘taglieggiamenti’ a imprenditori dei settori dei servizi per la logistica, delle attività turistico-ricreative e del commercio all’ingrosso e al dettaglio. In un caso la richiesta estorsiva è stata preceduta da una bottiglia incendiaria posta all’esterno di un noto stabilimento balneare della Plaia, accompagnata da un pizzino con la scritta “200 mila euro o ti cerchi l’amico 2 giorni di tempo”. Una è stata invece interrotta in flagranza dai carabinieri che hanno arrestato un esattore poco dopo avere prelevato più di 1.000 euro da un imprenditore catanese, il quale, dopo un’iniziale reticenza, ha riferito di essere stato vittima di pressanti richieste già da diverso tempo.
I proventi delle attività illecite venivano utilizzati sia per il mantenimento delle famiglie degli affiliati detenuti, sia reinvestiti in altre attività imprenditoriali infiltrando il tessuto economico catanese. Sequestrati beni per un valore complessivo di oltre 4 milioni di euro.
I carabinieri hanno eseguito anche il sequestro preventivo di beni stimati in quattro milioni di euro comprese la società “Citymotor s.r.l.”, salone multimarca di automobili a San Gregorio di Catania che secondo l’accusa sarebbe stata intestata a un prestanome per eludere le norme antimafia, e la “Vinissimo s.r.l.”, enoteca di Catania, che sono state affidate ad un amministratore giudiziario. Sequestrati anche conti correnti e beni aziendali registrati, sia mobili che immobili.