La tradizione delle antiche “cone” catanesi ha aperto il Natale delle scuole

Le nenie natalizie intonate dai bambini delle scuole cittadine hanno accolto in piazza Goliarda Sapienza, già piazza delle Belle, il Sindaco di Catania Salvo Pogliese e l& alla Pubblica Istruzione Barbara Mirabella per l& dei percorsi di visita del progetto “Adottiamo una c...

A cura di Marco D'Urso
07 dicembre 2021 20:07
La tradizione delle antiche “cone” catanesi ha aperto il Natale delle scuole
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Le nenie natalizie intonate dai bambini delle scuole cittadine hanno accolto in piazza Goliarda Sapienza, già piazza delle Belle, il Sindaco di Catania Salvo Pogliese e l’assessore alla Pubblica Istruzione Barbara Mirabella per l’avvio dei percorsi di visita del progetto “Adottiamo una cona”.

L’iniziativa è nello specifico un itinerario alla riscoperta della tradizione delle antiche edicole votive catanesi, ciascuna adottata da una scuola, decorata con festoni d’agrumi e dolciumi ed illustrata ai visitatori dai ragazzi nelle vesti di preparatissimi “ciceroni”, oltre che di cantori e musici.

A partecipare al progetto sono stati gli istituti scolastici: “Battisti”, “Deledda”,” Diaz”, “Manzoni”, “Tempesta”, “Petrarca”, “S.Giovanni Bosco”. Il Sindaco Pogliese ha dichiarato: «Rivivere le antiche tradizioni della nostra terra grazie all’entusiasmo e all’impegno di voi ragazzi è particolarmente emozionante. Mantenete sempre vive le cose belle del nostro passato perché solo così potrete costruire un futuro su basi solide e forti all’insegna di valori importanti che dobbiamo tenere cari».

Gli studenti ciceroni hanno spiegato: «Le cone hanno radici antichissime: già i greci usavano porre agli incroci delle vie immagini sacre, a protezione dei viandanti, così anche i romani. A Catania, nel secolo scorso, vi era l’abitudine di costruire dei piccoli altarini e addobbarli “cunzarli”, per radunarvi quindi attorno ciaramiddari e cantori. Per gli addobbi si usavano piante invernali come il biancospino, la “sparacogna”, cioè l’asparago, ciuffetti di “cuttuni sciusu”, cotone idrofilo, agrumi, melograni, uva, fichi, frutta secca e dolcetti, che venivano donati ai poveri. Alcuni condomini più ricchi, ai piedi della cona ponevano delle ceste, a simboleggiare la cornucopia, con altra frutta e dolci tipici, come ad esempio “i cucciddateddi”, i fichi secchi. Questa abbondanza riecheggia nel detto ancora attuale “ti calasti ‘na cona”».

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