Campanarazzu, Storia dell'Antico Centro di Misterbianco
Scopri la storia di "campanarazzu", l'antico centro abitato di Misterbianco!
Campanarazzu: il Sito Archeologico in Provincia di Catania
A circa 3 km dall’attuale centro urbano di Misterbianco, in una parte a nord est rispetto a dove sorge oggi la città, poco distante da Catania, si trova il sito archeologico di Campanarazzu, che raccoglie i resti dell’antico centro abitato misterbianchese e dell’antico Monasterium Album, sommersi dall’eruzione dell’Etna del marzo 1669 e in parte distrutti dal terremoto del gennaio 1693. Ciò che resta è oggi visibile nel sito posto nella contrada omonima, poco distante da un altro luogo al quale i misterbianchesi sono molto uniti che è la Chiesa della Madonna degli Ammalati.
Il nome Campanarazzu deriva dal termine dialettale usato per indicare il campanile dell’antica Chiesa Madre, che è sopravvissuto ai due eventi catastrofici e che da 300 anni rappresenta il simbolo e la testimonianza delle origini di Misterbianco. Scampati all’eruzione e al terremoto, gli abitanti dell’antico centro si spostarono più a sud per ricostruire l’odierna Misterbianco, senza però dimenticare del tutto il sito originario, che è stato quasi del tutto sommerso dalla lava, né tantomeno la sua storia, tramandata nei secoli da numerose testimonianze e dai resti che sono stati riportati alla luce. Luogo di grande interesse culturale, Campanarazzu è uno dei siti archeologici più importanti che la provincia di Catania vanta e che la città di Misterbianco conserva amabilmente come uno scrigno nel quale è raccolto un tesoro di epoca rinascimentale di inestimabile e raro valore architettonico, unico in tutta la Sicilia orientale.
Ma scopriamo insieme qual è la…
Storia dell’Antico Centro Abitato di Misterbianco Campanarazzu
Alcuni documenti attestano l’origine dell’antico centro misterbianchese di Campanarazzu intorno al 1300, quando una confraternita di religiosi si insediò proprio lì, all’interno dell’ormai scomparso “Monasterium album”, dal quale derivò lo stesso nome di Misterbianco. Gli scavi archeologici eseguiti sul luogo hanno permesso il rinvenimento di reperti che anticipano al 1200 l’origine del primo nucleo, facendola coincidere con l’arrivo dei Normanni e con la costruzione della cappelletta in stile gotico-normanno che in epoche posteriori è stata ampliata notevolmente e ristrutturata definitivamente nel 1629.
In seguito all’eruzione dell’Etna del 1669, gli abitanti di Misterbianco riuscirono a conservare una campana, oggi posta su un albero di ulivo, noto come “Aliva m’pittata”, che si trova sulla via che dal centro conduce alla Chiesa della Madonna degli Ammalati, proprio dove si narra che il flusso lavico si sia fermato e dove, ogni anno nella seconda settimana di Settembre, numerosi fedeli e pellegrini passano per raggiungere il Santuario dedicato a Maria in contrada Campanarazzu.
Ricostruita più a valle la città, Misterbianco aveva bisogno di un’altra Chiesa Madre, chiamata anche “la Matrice”, i cui lavori furono avviati nel 1670 e proseguirono con molta lentezza a causa della mancanza di fondi necessari. Gli scavi del sito di Campanarazzu furono avviati invece nel 2009, quando le autorità locali competenti hanno reputato importante e necessario rivalutare un patrimonio di grande valore storico e culturale e non permettere al tempo di distruggere il simbolo dell’origine di Misterbianco.
Ma prosegui la lettura e scopri subito…
Qualche curiosità su “Campanarazzu”
L’inestimabile valore del sito archeologico misterbianchese di Campanarazzu è stato riconosciuto a livello nazionale e stimato anche dal Fondo Ambiente Italiano (FAI) che ha deciso di inserirlo all’interno della sua prestigiosa lista di beni da preservare, nella quale occupa l’801° posto. Per molti questa posizione può sembrare poco significativa, ma per chi crede nel prestigio di questo luogo e nelle sue potenzialità culturali comprende come sia una prova della sua importanza. Grazie ai suoi antichi resti di Campanarazzu infatti Misterbianco assume spessore tra i paesi che fanno parte del territorio della provincia di Catania.
Inoltre, gli scavi realizzati presso il sito archeologico di Campanarazzu sono reputati unici nel loro genere dagli addetti ai lavori, costretti a lavorare su un terreno reso impervio dalla pietra vulcanica dell’Etna. Messi a confronto con altri scavi di livello nazionale e mondiale, infatti, gli scavi di Campanarazzu hanno obbligato gli esperti a scavare 12 metri di duro basalto lavico utilizzando delle speciali ruspe con annesso un potente martello idraulico per tentare di riportare alla luce i resti dell’antico Monasterium Album. Per questo,Campanarazzu resta l’unico esempio al mondo di sito archeologico recuperato dalla colata lavica (oltre a Catania, è ovvio!).