La città di pietra che l’Etna provò a cancellare e che ancora oggi nasconde un segreto sotto le sue mura
Adrano, ai piedi dell’Etna, è la città che sfidò la lava e sopravvisse. Storia, rocche, passaggi segreti e una curiosità finale da scoprire.
Una città nata dal fuoco
Sull’estremo versante sud-occidentale dell’Etna, dove la lava si arresta e la Piana di Catania inizia a distendersi, sorge Adrano: una città che da secoli vive in equilibrio tra fuoco e pietra.
Fondata nel IV secolo a.C. dai Greci, e intitolata al dio Adranos, divinità del fuoco e dei vulcani, la città divenne presto un avamposto fortificato e poi centro strategico dei Normanni. Fu proprio Ruggero I d’Altavilla a costruire, nell’XI secolo, il Castello Normanno, simbolo indiscusso di Adrano e oggi sede del Museo Archeologico Regionale.
Intorno a questa rocca si sviluppò un tessuto urbano denso, fatto di vicoli scavati nella pietra lavica, archi medievali e chiese tardo-barocche sorte dopo il terremoto del 1693. Adrano divenne così una città nera e viva, scolpita nella roccia vulcanica, dove la pietra non fu solo difesa ma anche linguaggio, un segno identitario inciso nelle case e nei monumenti.
Tra castelli, ponti e antiche vie laviche
Il cuore di Adrano pulsa intorno al Castello Normanno, una torre massiccia in pietra lavica che domina il centro storico e racconta quasi mille anni di storia.
Da qui si scende verso il Ponte dei Saraceni, costruito su una gola lavica del fiume Simeto, con archi in pietra nera e rossa che sembrano sospesi tra mito e ingegneria medievale. Secondo alcune cronache, proprio in quest’area si svolsero antichi riti legati al culto del dio Adranos, quando la città era ancora un piccolo insediamento greco circondato da boschi sacri.
Sulle alture poco distanti si trovano i resti di Mendolito, un sito archeologico preellenico che testimonia la presenza dei Siculi: abitazioni, mura e necropoli raccontano una civiltà che precede la colonizzazione greca.
Oggi Adrano conserva un impianto urbano denso e suggestivo: vicoli ripidi, architetture civili seicentesche, portali in pietra lavica e scorci che ricordano come la città sia sopravvissuta più volte alle colate, alle scosse e alle invasioni, senza mai piegarsi.
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