Il quartiere di Catania ancora vivo nel vento del mare e che pochi conoscono
Alle porte di Catania, San Giuseppe la Rena custodisce una storia dimenticata tra sabbia, vento e vecchie rotte sul mare.
Un lembo di città sospeso tra il mare e la memoria
A sud di Catania, oltre la Playa e la zona aeroportuale, si stende una porzione di territorio che per secoli è rimasta ai margini: San Giuseppe la Rena.
Un nome che evoca sabbia, mare, vento — e che nasconde una storia sorprendentemente antica.
Il borgo sorgeva originariamente lungo la costa, in un’area dominata dalle dune mobili e dai pantani costieri che un tempo caratterizzavano l’intera Piana di Catania. La sua nascita fu legata alla presenza di un antico oratorio dedicato a San Giuseppe, costruito per i pescatori e i lavoratori delle saline che popolavano la zona.
Attorno a quella piccola chiesa si formò una comunità che viveva di pesca, di agricoltura e di mareggiate, in un equilibrio fragile ma reale.
Col passare dei secoli, l’espansione urbana e le trasformazioni industriali hanno isolato San Giuseppe la Rena, che oggi resiste come una testimonianza di periferia storica: pochi edifici, un quartiere residenziale e la memoria di ciò che fu la costa originaria di Catania, prima delle bonifiche e dell’aeroporto.
Tra il vento della Playa e l’eco del porto
Chi percorre oggi la strada che conduce alla foce del Simeto, riconosce in questo tratto di litorale un paesaggio in transizione.
Le vecchie saline, i canali di drenaggio e le aree sabbiose raccontano un passato in cui il mare avanzava senza confini, e le mareggiate modellavano le case e le vie.
In quell’ambiente, San Giuseppe la Rena divenne il punto d’incontro tra il mare dei pescatori e la terra dei contadini. Il suo nome compare nei documenti storici dell’Ottocento, come contrada a sud della città, ma oggi sopravvive soltanto nelle mappe catastali e nella memoria di chi lo attraversa ogni giorno per raggiungere la zona del porto o dell’aeroporto Fontanarossa.
È un quartiere che vive nell’ombra di Catania, ma che continua a custodire una geografia sospesa: quella delle dune che mutano forma, delle strade che finiscono sulla sabbia e dei muri corrosi dal sale.
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