Il ponte che sfidò i secoli: tra le lave del Simeto, un mistero di pietra che unisce ancora due mondi
Tra Adrano e Centuripe sorge il Ponte dei Saraceni, costruito sulla lava del Simeto: un capolavoro che ha sfidato il tempo e le eruzioni.
Un arco sospeso tra storia e fiume
C’è un tratto di Sicilia dove il fiume Simeto scorre tra pietre nere e pareti di lava antica. È qui, poco fuori Adrano, che da secoli resiste un ponte capace di raccontare il passaggio di popoli, guerre e rinascite.
Il Ponte dei Saraceni appare all’improvviso, isolato nella campagna, come se fosse stato dimenticato dal tempo. Le sue arcate in pietra lavica si stagliano sul letto del fiume, che nei secoli ha cambiato corso più volte ma non ha mai cancellato la sua presenza.
Si pensa che il primo nucleo risalga all’età romana o bizantina, ma fu ricostruito in epoca normanna, intorno all’anno XI secolo, quando la valle del Simeto divenne una via strategica per collegare l’interno dell’isola con la costa.
Il nome “dei Saraceni”, in realtà, non ha a che fare con chi lo costruì: nacque dalla tradizione popolare che attribuiva ai Saraceni ogni opera antica e misteriosa. Di certo, però, le sue forme medievali e la pietra vulcanica raccontano un equilibrio raro tra ingegno umano e natura.
Il respiro lento della valle del Simeto
Chi si ferma ad osservare il ponte da vicino, percepisce subito la forza di quel luogo. Le arcate non sono uguali: quella centrale, più ampia e a sesto acuto, poggia su rocce laviche solidificate; le altre, più piccole, sembrano adattarsi al terreno, come radici di pietra.
Intorno, la valle si apre in un paesaggio di contrasti: il verde delle canne, il nero delle colate, il grigio della pietra scolpita dal vento. In primavera il fiume si riempie e il ponte si riflette nell’acqua, mentre d’estate resta sospeso sopra un letto asciutto di ciottoli e sabbia scura.
Nonostante secoli di terremoti ed eruzioni, il Ponte dei Saraceni non è mai crollato del tutto. Ha subito restauri e parziali ricostruzioni, ma la struttura originaria è ancora visibile. È uno di quei luoghi che non hanno bisogno di parole: basta il rumore dell’acqua e il silenzio delle colline per capire che lì, il tempo, ha imparato a fermarsi.
15.5°