Il laboratorio catanese che sfidò il vulcano: poi l’Etna se lo riprese per sempre

Tra le pendici dell’Etna esisteva un osservatorio pionieristico, nato per studiare il vulcano. La montagna lo distrusse, ma non la sua eredità.

09 dicembre 2025 15:00
Il laboratorio catanese che sfidò il vulcano: poi l’Etna se lo riprese per sempre - Foto: Sconosciuto/Wikipedia
Foto: Sconosciuto/Wikipedia
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La casa del fuoco che parlava agli scienziati

Sulle alte pendici dell’Etna, dove oggi si estende un paesaggio di colate nere e crateri secondari, nel 1841 nacque un luogo straordinario. Era l’Osservatorio vulcanologico dell’Etna, voluto dal barone Carlo Gemmellaro, medico e scienziato catanese tra i primi in Europa a dedicare la propria vita allo studio dei vulcani.

In un’epoca in cui la scienza della terra era ancora agli albori, Gemmellaro decise di avvicinarsi al cuore del vulcano, costruendo un piccolo edificio in pietra lavica a oltre 2.900 metri di quota, vicino al Cratere Centrale.
Da lì osservava, annotava e registrava con precisione i fenomeni eruttivi, le variazioni termiche e i movimenti tellurici, inaugurando così una nuova stagione della ricerca vulcanologica.

Il suo era un progetto visionario: stabilire un punto fisso, permanente, in ascolto del vulcano.
Per la prima volta nella storia, l’uomo non fuggiva davanti alla montagna, ma si avvicinava per capirla

Quando la scienza venne sepolta dalla lava

Ma il destino dell’Osservatorio era già scritto nella sua posizione.
L’edificio, costruito in pietra lavica, resistette a lungo al vento, alla neve e alle esalazioni solforose.
Poi, nel corso delle eruzioni successive, venne più volte danneggiato, finché le colate e le esplosioni non lo travolsero del tutto.

Quel che resta oggi dell’Osservatorio di Gemmellaro sono ruderi sommersi tra le rocce e i crateri secondari, testimonianza muta di una stagione pionieristica.
Lì dove un tempo la scienza si spingeva a misurare l’impossibile, oggi si estende un paesaggio lunare, dominato dal silenzio e dal vento.

L’attività di ricerca non si è però mai interrotta: la sua eredità vive nel moderno sistema di monitoraggio dell’Etna, che affonda le radici proprio in quella prima intuizione.
Senza la visione di Gemmellaro e di quel piccolo edificio solitario, l’Etna non sarebbe oggi uno dei vulcani meglio studiati del mondo.

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