Il giorno in cui Mascalucia trovò la sua forza tra le ceneri: la chiesa che ha sfidato il tempo

Nel cuore di Mascalucia sorge la Chiesa di San Vito Martire, simbolo di fede e memoria. La sua storia racconta secoli di rinascita.

14 dicembre 2025 15:00
Il giorno in cui Mascalucia trovò la sua forza tra le ceneri: la chiesa che ha sfidato il tempo - Foto: Giulio Pappa/Wikipedia
Foto: Giulio Pappa/Wikipedia
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Un cuore antico nel centro di Mascalucia

Nel centro storico di Mascalucia, incastonata tra le stradine che salgono verso l’Etna, sorge la Chiesa di San Vito Martire, un edificio che non ostenta grandiosità ma che racchiude un’anima antica e resistente.
Costruita nel corso del Seicento, fu dedicata a San Vito, patrono del paese, giovane martire cristiano venerato in tutta la Sicilia. Intorno a questo edificio, per secoli, la vita del borgo si è raccolta: qui si celebravano non solo le feste religiose, ma anche i momenti collettivi più importanti, quelli che scandivano il ritmo delle stagioni e della comunità.

La chiesa, realizzata in pietra lavica, ha subito nel tempo numerosi interventi a causa dei danni provocati dai terremoti e dalle eruzioni del vicino vulcano. Ogni restauro, però, non ha cancellato la sua identità: al contrario, l’ha resa una testimonianza viva della tenacia etnea, una costruzione che si è rialzata ogni volta insieme ai suoi abitanti.

All’esterno, la facciata si presenta sobria, con linee semplici ma armoniose. L’interno, a navata unica, custodisce decorazioni settecentesche, statue lignee e un’atmosfera che ancora oggi sa di raccoglimento autentico.

Fede, memoria e silenzio

Entrando, si avverte subito quel silenzio che non è assenza di suono, ma rispetto. Le pareti scure, nate dalla roccia vulcanica, raccontano storie di preghiere e paure, di rinascite e promesse mantenute.
Nel corso dei secoli, la chiesa è diventata un punto di riferimento identitario per gli abitanti di Mascalucia, un luogo dove si tramanda la devozione a San Vito, ma anche la memoria collettiva di un territorio che ha sempre dovuto convivere con la forza imprevedibile dell’Etna.

Ogni 15 giugno, giorno dedicato al santo, la comunità rinnova il proprio legame con queste mura. Non c’è sfarzo, ma un sentimento sincero, fatto di gente che si conosce, di mani che si stringono, di un senso di appartenenza che non ha bisogno di parole.

Oggi la chiesa si mostra restaurata e viva, accoglie turisti curiosi e fedeli discreti, ma conserva lo stesso spirito di sempre: quello di un edificio nato per restare, nonostante tutto.

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