Il dolce che Catania non volle dimenticare: la storia segreta che ha accompagnato secoli di devozione
A Catania un piccolo dolce racconta la devozione per Sant’Agata più di mille parole. Origini, significato e una curiosità poco conosciuta.
Un gesto semplice che è diventato simbolo
A Catania ci sono tradizioni che non hanno bisogno di presentazioni.
Basta guardare una cassatella di Sant’Agata per capire che dietro quel dolce minuscolo si nasconde un legame antico, qualcosa che ha attraversato generazioni senza mai perdere forza.
Non è solo una preparazione da pasticceria: è un racconto che parte da lontano.
La forma, piccola e tondeggiante, richiama il martirio della santa. La ricotta, resa dolce da zucchero e gocce di cioccolato, rievoca la semplicità dei prodotti di un tempo, mentre il pan di Spagna e la cupoletta di pasta reale danno consistenza a un dolce che, per i catanesi, ha il sapore dei giorni importanti.
È una ricetta nata nei conventi, rifinita da mani che avevano fatto della pazienza un’arte. Non ha bisogno di fronzoli o esagerazioni: è rimasta praticamente la stessa per secoli, fedele a un significato che va oltre il gusto.
Un rito che ritorna ogni anno
Il periodo in cui la cassatella diventa protagonista è sempre lo stesso: i giorni dedicati a Sant’Agata, quando Catania cambia ritmo, si riempie di passi veloci, ceri accesi, promesse mantenute e sguardi rivolti al fercolo.
È in quei giorni che le pasticcerie tornano a riempire i vassoi, e la città sembra quasi riconoscere quel profumo zuccherino come un segnale preciso, familiare.
Sono gesti ripetuti ogni anno, eppure mai identici. L’attesa, la devozione, l’orgoglio di un dolce che appartiene soltanto a questo territorio: tutto si intreccia e ritorna, come un ciclo che non si è mai interrotto.
La cassatella è piccola, ma parla chiaro. Racconta una fede popolare che è rimasta ancorata alle radici, mentre attorno tutto cambiava. E ogni volta che la si assaggia, sembra di fare un passo indietro, in un tempo in cui le cose essenziali avevano un peso diverso.
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