Dietro un portale nascosto di Catania si cela una storia di donne, silenzio e rinascita
Nel cuore di Catania c’è una chiesa che pochi conoscono. Un luogo barocco legato a un monastero femminile e a una storia dimenticata.
Un edificio che sfugge agli sguardi
Tra le vie antiche di Catania, là dove la Via dei Crociferi sale in silenzio tra facciate barocche e campanili, si trova un portale che passa quasi inosservato. È quello della Chiesa di San Giuliano, un luogo che sembra appartenere a un tempo sospeso.
Costruita nel XVIII secolo, dopo il terremoto che nel 1693 sconvolse la Sicilia orientale, questa chiesa fu pensata come spazio di raccoglimento per le monache benedettine. Dietro la facciata armoniosa, decorata con linee curve e marmi bianchi, si nascondeva un mondo chiuso, fatto di preghiera e regole, ma anche di piccoli gesti di libertà.
La facciata, disegnata da Giovanni Battista Vaccarini, non impone: accoglie. La sua forma concava sembra quasi avvolgere chi passa, mentre l’interno colpisce per l’equilibrio e la luce che filtra dolce dalle finestre alte. Tutto parla di una spiritualità concreta, senza eccessi, dove l’arte serve a respirare, non a stupire.
Un mondo di suoni attutiti
Dietro l’altare maggiore, separato da una grata, si trova ancora oggi il coro delle monache, la parte più intima della chiesa. Qui le religiose ascoltavano la messa senza farsi vedere, rispettando la clausura. È un dettaglio che racconta molto più di quanto sembri: un modo diverso di vivere la fede, in un’epoca in cui la vita delle donne era fatta di limiti ma anche di dedizione assoluta.
Passeggiare all’interno di San Giuliano significa sentire il peso del tempo e insieme una strana leggerezza. I marmi, le cornici, i rilievi di stucco — tutto riporta all’idea di una Catania che rinasceva, ricostruendo sé stessa dopo la distruzione. Qui l’arte non è solo ornamento, ma memoria di una città che ha imparato a ricominciare.
Ancora oggi, il complesso monastico conserva un’atmosfera sospesa. Chi vi entra, spesso lo fa per caso, spinto dalla curiosità o dal silenzio che avvolge la via. Ed è proprio quel silenzio a parlare, raccontando storie di preghiera, di giovani donne che hanno scelto una vita nascosta, di una Catania barocca che respirava fede e bellezza in ogni pietra.
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