Il borgo catanese nato da un progetto ambizioso: lo conoscono in pochi ma ha un patrimonio da riscoprire

Santo Pietro, borgo rurale di Caltagirone, nato nel Ventennio, oggi racconta la storia dimenticata della Sicilia contadina.

02 ottobre 2025 15:00
Il borgo catanese nato da un progetto ambizioso: lo conoscono in pochi ma ha un patrimonio da riscoprire - Foto: Grani85/Wikipedia
Foto: Grani85/Wikipedia
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Un borgo nato da un progetto ambizioso

Immerso nella campagna di Caltagirone, il borgo rurale di Santo Pietro è un esempio raro di architettura pianificata durante il Ventennio. Fondato negli anni Trenta come centro agricolo autosufficiente, doveva incarnare l’ideale di comunità rurale voluta dal regime. Concepito con una piazza principale, la chiesa, la casa del fascio, la scuola e le abitazioni per i contadini, rappresentava un vero e proprio esperimento sociale e urbanistico, mirato a rendere produttive aree allora considerate marginali. Oggi, passeggiare tra le sue strade significa scoprire un luogo dove il tempo sembra essersi fermato.

Architettura e memoria collettiva

Il cuore del borgo è la piazza centrale, dominata dalla chiesa dedicata a San Pietro Apostolo e da edifici in stile razionalista, caratterizzati da linee sobrie e simmetrie essenziali. La disposizione degli spazi rispecchiava un’idea di ordine e di comunità che si voleva imporre ai nuovi abitanti. Col passare dei decenni, il borgo ha perso la sua funzione originaria e molti edifici hanno subito l’usura del tempo, ma l’impianto urbanistico è rimasto intatto. Oggi Santo Pietro è un raro esempio di come l’architettura e la politica abbiano cercato di modellare il tessuto sociale della Sicilia rurale.

Un patrimonio da riscoprire

Il borgo di Santo Pietro non è soltanto un ricordo dell’epoca fascista, ma anche un tassello della memoria collettiva della comunità calatina. In un territorio segnato da migrazioni e trasformazioni economiche, questo luogo conserva le tracce di un passato agricolo e comunitario che ha segnato profondamente l’identità del territorio. Il suo fascino risiede proprio nella sua autenticità: non è un museo a cielo aperto ricostruito, ma un borgo che ha vissuto la vita quotidiana dei suoi abitanti e oggi, pur segnato dall’abbandono, continua a raccontare la storia di una Sicilia che non c’è più.

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