L’eruzione più lunga del secolo che mise a dura prova la tecnologia: la lava che minacciò un paese etneo
L’eruzione dell’Etna del 1991–1993 fu la più lunga degli ultimi secoli: la lava minacciò Zafferana Etnea e mise in crisi interi villaggi.

Un’eruzione senza fine: 473 giorni di paura
Tra il 14 dicembre 1991 e il 30 marzo 1993, l’Etna fu teatro di una delle eruzioni più lunghe e minacciose degli ultimi secoli. In tutto durò 473 giorni, e fu caratterizzata da una lenta ma inesorabile colata lavica che per mesi avanzò verso i villaggi pedemontani del versante sud-orientale, minacciando da vicino anche l’area metropolitana di Catania.
Il fronte di fuoco verso Zafferana Etnea
L’eruzione iniziò con un’apertura di fratture eruttive a 3.100 metri di quota, da cui fuoriuscì un enorme flusso lavico. In poche settimane, la colata si diresse lentamente verso sud-est, puntando verso il centro abitato di Zafferana Etnea, uno dei comuni etnei più popolosi.
La colata avanzava lentamente ma con continuità, alimentata da un condotto stabile e potente, al punto che si stima un volume eruttato superiore a 250 milioni di metri cubi di lava. Il paese fu salvato grazie a interventi di emergenza, tra cui barriere artificiali e canali di deviazione.
Una mobilitazione senza precedenti
Per la prima volta nella storia recente dell’Etna, vennero applicate tecniche ingegneristiche moderne per deviare il fronte lavico. La Protezione Civile, l’Esercito Italiano e il Corpo Forestale furono mobilitati insieme a vulcanologi dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia).
Tra le soluzioni adottate, ci furono muri in terra, esplosioni controllate e deviazioni con blocchi lavici, in parte efficaci. La lava riuscì a penetrare solo le aree più periferiche di Zafferana, risparmiando il centro abitato.
Catania in allerta per due anni
Anche se Catania città non fu direttamente colpita, l’eruzione del 1991-1993 fu percepita costantemente dai catanesi, sia per l’intensa attività stromboliana visibile anche di notte, sia per la caduta di cenere e sabbia vulcanica durante le fasi più esplosive.
L’aeroporto di Fontanarossa subì chiusure temporanee, e le scuole e gli edifici pubblici dovettero essere ripuliti frequentemente. Molti abitanti vissero con ansia l’avanzare del fronte lavico, temendo una replica dell’eruzione del 1669.
Curiosità: una colata “ferita” artificialmente
Durante l’emergenza, i tecnici italiani tentarono una manovra mai provata prima sull’Etna: far esplodere il condotto lavico principale per ridurre l’alimentazione del fronte.
Il 9 maggio 1992, fu fatta brillare una carica esplosiva sopra la galleria sotterranea della colata. L’intervento riuscì a rallentare temporaneamente il flusso, offrendo tempo prezioso per rafforzare le difese. Un evento unico nella storia vulcanica italiana, studiato ancora oggi nelle università di geologia.