Un guardiano di pietra che sfida i secoli | L'incredibile torre catanese che resiste da mille anni

La torre normanna di Motta Sant’Anastasia, vicino Catania, resiste da mille anni grazie alla pietra lavica e oggi regala ai catanesi viste mozzafiato.

A cura di Paolo Privitera
09 luglio 2025 12:00
Un guardiano di pietra che sfida i secoli | L'incredibile torre catanese che resiste da mille anni - Foto: Rabe!/Wikipedia
Foto: Rabe!/Wikipedia
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Sentinella di basalto sull’antico “neck” vulcanico

Edificata tra il 1070 e il 1074 per volere del Gran Conte Ruggero d’Altavilla, la torre—alta oltre 21 metri e larga 17 × 8,5 m—sorge su un neck basaltico che domina l’imbocco della Piana di Catania. Il dongione, interamente in pietra lavica posata “a dente di sega” per assorbire le vibrazioni sismiche, divenne baluardo strategico lungo la via che univa i porti ionici alle terre interne: da qui soldati e mercanti controllavano carovane, decime e minacce saracene. Ancora oggi, salendo i tre livelli interni collegati da botole lignee, si notano la cisterna scavata nel basalto, le feritoie cruciformi e la terrazza merlata che abbraccia l’Etna, il Simeto e l’intera conurbazione catanese. 

Mille anni di assedi, fulmini e terremoti: l’ingegneria che resiste

Nei secoli la torre ha fronteggiato piene del Simeto, colate laviche laterali, la devastazione sismica del 1693 e perfino un fulmine che, nel 2010, scheggiò un merlo poi restaurato con basalto locale. La solidità dipende dallo spessore murario (oltre 2 m alla base) e dalla maglia di conci squadrati che scaricano le spinte dell’unica volta ogivale interna; un laboratorio universitario ha misurato solo 2 cm di spostamento strutturale in un millennio. Dal 2010 ospita un museo storico multimediale con armi, mappe e realtà aumentata, gestito dal Comune: ingresso gratuito, visite guidate su prenotazione per scolaresche catanesi. Il sito è stato inserito nella graduatoria regionale “Castelli di Sicilia” 2023 per un restauro filologico.

Curiosità

Nel 1408 il barone aragonese Sancho Ruiz de Lihori trasformò la sala intermedia in prigione di lusso e vi rinchiuse il potente conte di Modica, Bernardo Cabrera, accusato di alto tradimento: leggenda vuole che il nobile, pur detenuto, banchettasse con arance e miele etneo serviti con vino dell’Etna—anticipando di secoli l’odierna passione gastronomica dei catanesi.

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