Un allarme che sta scuotendo l’Europa | Le formiche di fuoco in Sicilia e quello che è stato scoperto
Le formiche di fuoco, tra le specie aliene più pericolose al mondo, sono arrivate in Sicilia. Il loro morso può causare dolore estremo. L'UE avvia una procedura contro l'Italia.

L'avvistamento in Sicilia e il pericolo sottovalutato
Circa un anno e mezzo fa, un gruppo di scienziati – tra cui il ricercatore siciliano Enrico Schifani – ha individuato diverse colonie di formiche di fuoco (Solenopsis invicta) nelle campagne del siracusano. La scoperta ha destato forte preoccupazione: si tratta di una delle specie aliene invasive più dannose al mondo.
Il nome "formica di fuoco" deriva dal suo morso urticante, che provoca una sensazione simile a un'ustione e può richiedere l'intervento medico. Dopo l'iniziale clamore mediatico e scientifico, l'attenzione su questa emergenza è progressivamente calata, lasciando spazio a una preoccupante inerzia istituzionale.
Le conseguenze del silenzio: procedura d'infrazione UE
Mentre gli scienziati hanno continuato a monitorare la diffusione delle colonie, le autorità italiane hanno omesso di avvisare l'Unione Europea, violando quanto previsto dal Regolamento Ue 1143/2014 sulle specie esotiche invasive. Per questo motivo, la Commissione Europea ha avviato una procedura d'infrazione contro l'Italia.
Il nostro paese non solo ha taciuto l'avvistamento, ma non ha nemmeno comunicato entro i termini previsti le misure di contenimento o eradicazione messe in atto. Una negligenza grave, considerando che la presenza della Solenopsis invicta in altre aree del mondo ha causato morti umane e miliardi di danni economici.
Danni ambientali e rischio di sanzioni
Le formiche di fuoco, originarie del Brasile, rappresentano una minaccia su più fronti:
- Danneggiano le radici di alberi e piante;
- Sono attratte dall'elettricità, con rischio di corti circuiti in elettrodomestici e infrastrutture;
- Provocano reazioni allergiche gravi negli esseri umani.
La mancanza di un sistema di sorveglianza efficace in Sicilia e nel resto del Paese aggrava la posizione dell'Italia, già messa in mora dalla Commissione europea nel novembre 2024. Se non verranno presentate misure concrete entro le prossime settimane, Bruxelles potrebbe deferire il caso alla Corte di Giustizia e richiedere una sanzione economica.
La responsabilità non è degli scienziati, che hanno fatto il loro dovere. È tempo che le istituzioni agiscano: la biodiversità e la sicurezza ambientale sono a rischio, e l'inazione non è più un'opzione.