Quando il passato e il presente si incontrano: c'è un giardino nei pressi di Catania che racconta un'avvincente storia

Scopri il Parco Paternò del Toscano: giardino botanico su lava etnea, rarità tropicali e curiosità incredibili!

A cura di Paolo Privitera
28 luglio 2025 15:00
Quando il passato e il presente si incontrano: c'è un giardino nei pressi di Catania che racconta un'avvincente storia - Foto: Paolo Romania
Foto: Paolo Romania
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Una “meraviglia verde” nata dalla lava etnea

Il Parco Paternò del Toscano, incastonato nel territorio di Sant’Agata Li Battiati, ai confini dell’area urbana di Catania, rappresenta uno dei più sorprendenti esempi di giardino botanico privato dell’Italia meridionale. Ciò che rende questo luogo davvero unico è che sorge interamente su una colata lavica risalente al 1444, la cui stratificazione è ancora visibile in alcuni tratti del terreno e delle pareti di pietra. Non si tratta solo di un parco, ma di un’opera di paesaggismo che sfida il contesto geologico: su un suolo arido e lavico, il verde ha preso il sopravvento grazie all’ingegno e alla visione di un uomo.

L’artefice di questo paradiso vegetale fu Ettore Paternò del Toscano, imprenditore e vivaista autodidatta catanese che, negli anni Sessanta, decise di creare un giardino capace di fondere vegetazione autoctona mediterranea con specie esotiche, rare e subtropicali. Oggi il parco si estende su svariati ettari, un susseguirsi di terrazze verdi, sentieri, laghetti, roseti e scorci esotici che trasportano il visitatore in un paesaggio quasi balinese, pur restando alle pendici dell’Etna. Palme, agavi, bambù, papiri e ficus si alternano a macchia mediterranea, pini e ulivi, in un dialogo armonico tra natura spontanea e cura botanica consapevole.

Spazi segreti, piante monumentali e architettura naturale

Una delle peculiarità più affascinanti del Parco Paternò del Toscano è la sua struttura organica e labirintica, che segue il dislivello naturale della colata lavica e si adatta al terreno senza forzarlo. Il parco è infatti suddiviso in diversi livelli terrazzati, collegati da scalinate in pietra, piccoli ponti, passerelle in legno e viottoli ombreggiati. Le diverse altezze regalano prospettive scenografiche: si passa da zone fresche e umide, dove crescono ninfee e felci giganti, ad aree più assolate colonizzate da succulente e cactus monumentali.

Molte delle piante presenti sono esemplari rari o ultracentenari, e alcune sono state classificate ufficialmente come alberi monumentali dalla Regione Siciliana. Tra queste spiccano alcune palme washingtonia alte oltre 20 metri, enormi ficus macrophylla, un esemplare di dracaena draco (l’albero del drago) e una collezione di agavi americane dal valore botanico inestimabile. Il parco è anche attraversato da elementi idraulici antichi, come pozze in pietra lavica e vasche raccolte per l’irrigazione, che ne testimoniano l’uso agricolo primigenio.

Storia, recupero e orgoglio dei catanesi

Ettore Paternò del Toscano, pur non avendo una formazione accademica, riuscì a progettare il suo parco grazie all’esperienza maturata visitando altri giardini storici, come la Villa Bellini e l’Orto Botanico di Catania, osservando tecniche di acclimatazione e raccolta delle sementi. Il parco venne realizzato completamente a sue spese, pianta dopo pianta, con lo scopo non solo ornamentale ma educativo e conservativo. Per decenni fu chiuso al pubblico, e solo nel 1993 venne riconosciuto bene di interesse culturale dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Catania, data la sua rarità e la quantità di specie tutelate.

Negli anni successivi, a causa dell’età avanzata del fondatore e della mancanza di fondi, il parco subì un lento degrado, fino a essere quasi dimenticato. Tuttavia, grazie a un progetto di recupero finanziato dal PNRR e dalla Città Metropolitana di Catania, il parco è stato interamente ripristinato tra il 2021 e il 2023 e riaperto al pubblico, offrendo oggi visite guidate, percorsi sensoriali e attività didattiche. I catanesi, molti dei quali non ne conoscevano nemmeno l’esistenza, stanno riscoprendo questo luogo magico come simbolo di resilienza botanica e patrimonio culturale locale.

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