Furti ed estorsioni a Catania | Cosa nascondeva la stalla di Picanello?
L’operazione “Villa Glori” dei Carabinieri di Catania ha portato all'arresto di 12 persone, smantellando un'organizzazione criminale coinvolta in furti ed estorsioni e non solo
Nel cuore del quartiere Picanello, a Catania, una stalla in piazza Villa Glori è stata trasformata in una centrale operativa per un’organizzazione criminale specializzata in furti di veicoli e ricettazione. L’obiettivo principale del gruppo era estorcere denaro alle vittime tramite il cosiddetto metodo del “cavallo di ritorno”. I veicoli rubati venivano infatti offerti ai proprietari dietro pagamento di somme che spesso superavano diverse migliaia di euro. Parallelamente, gli automezzi venivano smontati per il commercio illegale di pezzi di ricambio, garantendo un duplice profitto alla banda.
Droga, armi e profitti illeciti
L’operazione investigativa ha portato alla luce attività che andavano ben oltre il furto di veicoli. Il gruppo criminale era coinvolto anche nel traffico di sostanze stupefacenti, tra cui marijuana, hashish e droghe sintetiche, oltre alla gestione di un vero e proprio arsenale. Durante le perquisizioni, i Carabinieri hanno sequestrato ingenti quantità di droga e armi: tra cui 20 kg di marijuana, 3 pistole, un fucile e oltre 5000 euro in contanti, frutto delle attività illecite. Questi ritrovamenti confermano la portata organizzativa e la pericolosità dell’associazione.
L’operazione “Villa Glori”: arresti e accuse
All’alba di ieri, oltre 100 militari del Comando Provinciale dei Carabinieri di Catania, coadiuvati da reparti specializzati, hanno eseguito l’operazione “Villa Glori”. L’intervento ha portato all’arresto di 12 persone, di cui 6 in carcere e 6 sottoposte all’obbligo di dimora, mentre altre 8 sono indagate. Le accuse vanno dall’estorsione e furto aggravato alla ricettazione, al traffico di droga e alla detenzione illegale di armi. Tra i principali indagati figurano nomi noti come Giuseppe Tringale, alias “Zio Pino”, e Angelo Di Stefano, già condannati per associazione mafiosa, oltre a Carmelo Privitera e Sebastiano Sanfilippo, responsabili dei furti e delle estorsioni.