Operazione Arpagone: sgominata banda di usurai del catanese tra cui un’intera famiglia

L’Operazione Arpagone ha permesso di arrestare una banda di usurai del catanese. Tra i criminali anche una famiglia al completo: mamma, papà e figlia

A cura di Marco D'Urso
07 febbraio 2023 18:26
Operazione Arpagone: sgominata banda di usurai del catanese tra cui un’intera famiglia
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Oggi, su mandato della Procura di Catania, la polizia di Acireale ha arrestato quattro individui, attraverso l’operazione Arpagone, sospettato di aver partecipato a un’associazione a delinquere finalizzata all’usura e all’abusivismo finanziario.

Le indagini dell’operazione Arpagone sono durate da dicembre 2021 a giugno 2022, mostrando l’esistenza di un’organizzazione ben strutturata che prestava soldi a persone in difficoltà finanziaria chiedendo interessi elevati, spesso tra il 10% e il 40% mensili.

Gli indagati hanno anche richiesto il pagamento di tassi di interesse fuori legge. Durante le indagini, sono stati raccolti indizi sufficienti per dimostrare la natura del gruppo come una banda dedita all’usura senza scrupoli.

Curiosamente, tra gli indagati vi è una famiglia al completo dedita al crimine: madre, padre e figlia maggiorenne, di cui l’uomo, nonostante l’ingente disponibilità di denaro, percepirebbe indebitamente il reddito di cittadinanza.

Famiglia dedita al crimine nell’operazione Arpagone: come agivano gli usurai e i tassi d’interesse

Normalmente, gli indagati richiedevano alle loro vittime la corresponsione di interessi fra il 10 e il 40 % mensili, da ricalcolare e parametrare ad interessi annui iperbolici. Al riguardo, uno dei casi più significativi ha riguardato un operaio industriale al quale, per un prestito di 1.000 euro, sono stati richiesti 300 euro mensili di solo interesse (30% mensile – 360% annuale); mentre, alla medesima vittima, per un prestito di 300 euro, sono stati richiesti 100 euro settimanali di solo interesse, stabilendo un tasso usurario ben al di fuori da qualsiasi legale parametrazione (33% settimanale – 132% mensile – 1584% annuo).

Gli usurati, per estinguere il debito, (operazione dagli indagati intesa con il termine “rientro”) avrebbero, infatti, dovuto restituire, in un’unica soluzione, l’intera somma ricevuta in prestito più il 10% della stessa, quale ultimo interesse da corrispondere. Una seconda modalità per accedere al “rientro” ed estinguere il debito era quella di corrispondere, oltre all’ineludibile rata periodica degli interessi, un’altra rata di importo maggiore fino a raggiungere la somma capitale avuta in prestito più il 10% per l’ultimo interesse dovuto.

L’intercettazione dell’operazione Arpagone che svela il modus operandi

Un’intercettazione, dall’alto valore significativo, svela come i coniugi spiegano alla figlia sedicenne (non coinvolta da alcun provvedimento giudiziario), con dovizia di particolari, come funziona l’usura, rimanendo spiazzati di fronte alla sorpresa della giovane che non riesce a comprendere come mai, nonostante il debitore, nel tempo, abbia versato cifre enormi, anche 3 – 4 volte i soldi ricevuti, non abbia, comunque, estinto il prestito ricevuto, ancora interamente preteso. La conclusione che traggono i due coniugi, quasi delusi, è che la figlia non potrà dedicarsi “all’attività di famiglia”; si consideri, infatti, che anche i genitori di un componente della coppia arrestata, oggi defunti, esercitavano l’illecita attività di usurai, tant’è che nel 2013 le due generazioni di usurai sono state tratte in arresto nell’ambito dell’Operazione di P.G. denominata “Affari di Famiglia”, in quanto responsabili di associazione per delinquere finalizzata all’usura.

Dopo gli adempimenti di rito, la coppia di coniugi, destinataria di misura cautelare in carcere, è stata associata presso la Casa Circondariale Piazza Lanza di Catania; la figlia maggiorenne è stata condotta presso la propria abitazione, ristretta in regime di arresti domiciliari; il quarto indagato, ha ricevuto il provvedimento restrittivo della custodia in carcere presso la casa circondariale dove lo stesso si trova attualmente recluso per pregresse e distinte vicende.

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