Microplastiche in profondità: l'ultima scoperta dell'Università di Catania

Uno studio condotto dai ricercatori dell& di Catania, in collaborazione con Umberto Sacco e Federica Marcucci dell& con Emanuela Mancini dell& Fauna Marina Mediterranea e Centro di studio e ricerca sulla pesca di Roma, ha rilevato la presenza di microplastiche...

A cura di Simona Lo Certo
03 giugno 2022 10:08
Microplastiche in profondità: l'ultima scoperta dell'Università di Catania
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Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Catania, in collaborazione con Umberto Sacco e Federica Marcucci dell’Ispra, con Emanuela Mancini dell’Ente Fauna Marina Mediterranea e Centro di studio e ricerca sulla pesca di Roma, ha rilevato la presenza di microplastiche anche in pesci di profondità.

Il merito della scoperta pubblicata nei giorni scorsi sulla rivista scientifica internazionale “Journal of Marine Science and Engineering” va anche a Francesco Tiralongo, ittiologo del Laboratorio della Biologia della Fauna Marina Mediterranea dell’Università di Catania e vice-presidente dell’Ente Fauna Marina Mediterranea.

Come ha sottolineato Umberto Sacco dell’Ispra, questa ricerca “mette in evidenza come sottili differenze nelle strategie alimentari di due specie opportunistiche possano produrre un’ingestione marcatamente diversa delle tipologie di microplastiche ritrovate negli stomaci”.

Per giungere a tali risultati, infatti, i ricercatori hanno “confrontato tale ingestione tra un piccolo squalo (come lo squalo boccanera) ed un pesce macruride (ad esempio il Celorinco)”, osservando come “lo squalo ingerisce un’ampia gamma di tipologie di microplastiche in merito a forma, dimensione e colore, sebbene con frequenze molto basse. Differentemente, e sorprendentemente, il piccolo macruride ne ingerisce molte di più e, in particolare, un tipo specifico, i filamenti di colore blu di medie piccole dimensioni”.

Ed è proprio “la presenza di policheti negli stomaci, e soprattutto le correlazioni alimentari trovate tra essi e i filamenti, che irrobustiscono l’ipotesi che il piccolo pesce vada incontro ad una vera e propria confusione predatoria, scambiando i filamenti per una delle sue prede preferite”.

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