A "Pistata da Racina", Storia e Curiosità Dell'Antico Rito della Vendemmia sull'Etna
Tutta la storia e le curiosità sulla "pistata da racina", l'antico rito tramandato nei secoli dei secoli al sud!
etna-un-rito-tramandato-nei-secoli">Vendemmia sull’Etna, un Rito Tramandato nei Secoli
Per chi abita alle pendici dell’Etna, Settembre è il periodo della vendemmia, un tradizionale rito che ancora oggi viene tramandato di generazione in generazione e che resiste nel tempo. È proprio in questo periodo infatti che, passeggiando per i comuni etnei, è possibile ammirare la tipica raccolta dell’uva, quella che in dialetto catanese è detta vinnigna e che viene compiuta oggi da chi trae ancora sostentamento dai prodotti del proprio terreno o da chi decide di non abbandonare il vigneto che ha ereditato da qualche avo e delega qualcuno per prendere l’uva e per portarla al palmento più vicino.
Già anticamente, i nobili signorotti locali che possedevano i vigneti alle pendici dell’Etna erano soliti affidare il loro terreno a contadini, artigiani, mulattieri e carrettieri di qualsiasi età, pronti a racimolare un po’ di cibo da mangiare in loco o da portare a casa per dividerlo con la numerosa famiglia. A poco a poco, nel tempo, anche le donne, che inizialmente erano impegnate solo nella raccolta delle olive, vennero assunte anche in quella dell’uva e la loro partecipazione rendeva l’intero procedimento non solo più veloce e agevole, ma anche piacevole: grazie alle donne, infatti la vendemmia divenne una vera e propria occasione per stare tutti insieme e per far grande festa e cantare e ballare tra lo strappo dei grappoli e la pigiatura fatta a piedi nudi.
La tipica giornata da vendemmia iniziava già all’alba, proprio quando il sole era ancora alto e permetteva di recarsi nel vigneto più vicino per iniziare a raccogliere l’uva, separando il grappolo dalla vite con un coltello e gettandolo con cura all’interno della cesta di vimini, svuotata poi all’interno della bigoncia, l’apposito recipiente di legno. Una volta riempite le ceste, i vendemmiatori più esperti trasportavano a spalla la corba fino al palmento, dove avveniva la fase della pigiatura: la tradizione vuole che, sebbene si trattasse di un processo lungo e faticoso, di solito erano le donne a pigiare l’uva con i piedi nudi e a far scolare il mosto in un altro recipiente nel quale poi fermentava. A loro si univano comunque i “pistaturi” uomini, che con grossi scarponi pestavano l’uva spingendola direttamente dentro il palmento in cui veniva ripestata e tenendosi ad una corda appesa al soffitto per non rischiare di scivolare. Col tempo, la pigiatura manuale venne sostituita da quella meccanica tramite pigiatrice, anche se in molti paesi etnei è ancora possibile assistere al tradizionale e antico rito della “pistata da racina”, che è oggetto di eventi e sagre locali.
Ma perché questo antico rito riscuote ancora oggi tanto successo?
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A Vinnigna da Racina, la Grande Festa che Piace a Tutti!
Il tradizionale rito della vendemmia è un’usanza che sull’Etna non muore mai e che trova sempre nuova linfa in tutti coloro che la considerano come una grande festa da celebrare ogni anno. Per molti la vinnigna segna la fine dell’estate e l’arrivo dell’autunno; per altri è segno di prosperità e di una buona annata; ma per altri ancora rappresenta un’ottima occasione per gustare il vino novello pronto ed appena estratto dalle botti durante il giorno di San Martino, appositamente e tradizionalmente accompagnato alle castagne dell’11 novembre.
Insomma, la raccolta dell’uva è per gli abitanti etnei una ricorrenza da festeggiare, che non va dimenticata e che va condivisa con amici e parenti. È proprio durante la vendemmia, infatti che si balla, si canta e si ride attorno al tino prima e dopo ad una tavola imbandita di prodotti tipici locali e di saporito cibo preparato in casa; oppure si ha l’occasione di degustare dell’ottimo vino locale presso uno dei palmenti locali, trasformati oggi in vere e proprie location per eventi enogastronomici. La grande festa da vinnigna dura 2 o 3 giorni e coinvolge attivamente tutti coloro che, armati di coltello o di forbici da giardinaggio, si insinuano tra le file dei vigneti e lì tagliano con cura i grappoli, lasciandoli cadere poi dentro le “gabbiette” di legno o di plastica. A guidare il gruppo di raccoglitori è sempre una persona più esperiente che, nei panni del vero addetto ai lavori, si preoccupa che il processo venga eseguito nei dettagli e in modo ottimale: a rischiare è lui che manderebbe il suo lavoro e i suoi sacrifici in fumo! La festa continua con la “pistata” vera e propria
, che oggi viene effettuata in parte a piedi nudi solo per sano divertimento ed eseguita tutta presso il palmento, dove enormi quantità di uva raccolta vengono spremute per produrre il mosto che riempirà le botti in legno e che fermenterà in vino.
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Qualche Curiosità sulla Vendemmia sull’Etna
La vendemmia è un rito conosciuto in tutto il mondo e un processo dal quale è possibile estrarre dell’ottimo vino. Alla stregua di quelli europei e italiani, anche la Sicilia vanta prestigiosi nomi grazie al lavoro e alla passione dei produttori vitinicoli della zona etnea, che continuano a credere nella reale qualità dell’uva pesente a Ragalna, a Piedimonte Etneo, a Castiglione di Sicilia, a Biancavilla e a S. Maria di Licodia; ma anche a Paternò, a Belpasso, a Nicolosi, a Pedara; nei vigneti di Trecastagni, di Viagrande, di S. Venerina, di Giarre, di Mascali, di Zafferana, di Milo, di S. Alfio, di Linguaglossa e anche di Randazzo. I verdi e curati vigneti di queste zone sono resi fertili dalla terra dell’Etna, che li alimenta e li nutre con le sue sostanze naturali; e che permette a tutti gli appassionati di bere dell’ottimo vino prodotto a Km 0 senza andare troppo lontano. Un prodotto davvero locale che viene oggi valorizzato in numerosi eventi e da importanti iniziative come la “Strada dei vini dell’Etna”, che promuove le eccellenze enogastronomiche locali.
Tra una degustazione e l’altra, ci si lascia travolgere dalla bellezza del territorio etneo, dal sapore del buon cibo e dal fascino di certe storie che, raccontate da chi le ha vissute in prima persona, lascia sempre un velo di mistero, riuscendo ad incuriosire e a convincere chi ascolta ad assaggiare almeno un poco di mosto fresco per sancire e rispettare un rito di passaggio.