Operazione Carthago: emesse le condanne, carcere per i capi delle piazze di spaccio di Librino, palazzo di cemento incluso

I Carabinieri della Squadra “Lupi” del Nucleo Investigativo, coadiuvati dai colleghi della Compagnia di Fontanarossa, hanno eseguito degli ordini di carcerazione emessi dalla Corte di Appello di Catania nei confronti dei seguenti personaggi, arrestati il 6 luglio 2016 nell’ambito dell’operazione Car...

A cura di Marco D'Urso
14 maggio 2021 15:04
Operazione Carthago: emesse le condanne, carcere per i capi delle piazze di spaccio di Librino, palazzo di cemento incluso
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I Carabinieri della Squadra “Lupi” del Nucleo Investigativo, coadiuvati dai colleghi della Compagnia di Fontanarossa, hanno eseguito degli ordini di carcerazione emessi dalla Corte di Appello di Catania nei confronti dei seguenti personaggi, arrestati il 6 luglio 2016 nell’ambito dell’operazione Carthago.

Tutti gli arrestati, assolte le formalità di rito, sono stati rinchiusi nel carcere di Catania Bicocca. I soggetti sono stati identificati come i “capi” delle piazze di spaccio di Librino, diversi i viali coinvolti: San Teodoro, Moncada, Grimaldi. Senza sorpresa, la più grande e “storica” è stata individuata nel palazzo di cemento.

Di seguito i nomi, la storia criminale e le condanne emesse per i quattro soggetti in carcere:
1. Il ventottenne catanese Giovanni Edoardo Caruana, inteso “Giovanni sasizza”. Questi, unitamente a Giuseppe Nicolosi inteso “ciaramedda”, gestiva la piazza di spaccio di viale Grimaldi 7 (cocaina e skunk) per conto di Dario Caruana, noto killer attualmente collaboratore di giustizia. Organico al gruppo dei Nizza acquistava la droga con l’avallo del menzionato clan ma gestendo la piazza in piena autonomia. Condannato dai giudici per associazione finalizzata al traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti, reati commessi a Catania dal settembre 2013 al giugno 2017, dovrà scontare una pena residua equivalente ad anni 8 e mesi 6 di reclusione.
2. Il ventisettenne catanese Orazio Ursino, inteso “u gigante”, organico al gruppo dei Nizza ed in particolare uomo di fiducia di Andrea Nizza per conto del quale gestiva la piazza di spaccio di viale Moncada 16, storica piazza gestita un tempo da Mario Russo, inteso “o Turazzo”, un tempo organico ai cursoti milanesi e poi passato nella fila dei Nizza. Condannato dai giudici per associazione finalizzata al traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti aggravati dal metodo mafioso, reati commessi a Catania dal luglio 2014 al giugno 2017, dovrà scontare una pena residua equivalente ad anni 9, mesi 4 e giorni 20 di reclusione.
3. Il cinquantenne catanese Marcello Venturino, inserito a pieno titolo nel traffico di droga posto in essere dal gruppo Nizza, in virtù della parentela che lo lega ad Andrea Nizza in quanto la figlia e sposata con quest’ultimo attualmente detenuto al 41 bis. Condannato dai giudici per associazione finalizzata al traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti aggravati dal metodo mafioso, reati commessi a Catania dal luglio 2014 al giugno 2017, dovrà scontare una pena residua equivalente ad anni 9, mesi 4 e gironi 20 di reclusione.
4. Il quarantenne catanese Maurizio Arena, figlio del noto boss Giovanni Arena, che insieme al fratello Massimiliano ha da sempre gestito una delle piazze di spaccio più fiorenti del capoluogo etneo operante in origine all’interno del famoso Palazzo di Cemento e poi trasferitasi in viale San Teodoro 7 (zona due torri), dove nel 2019 i carabinieri cancellarono il famoso murales inneggiante allo spaccio. Specializzato nel traffico e lo spaccio al minuto di marijuana, è transitato in diversi gruppi criminali, tra i quali gli Strano, i Tigna, i Cappello fino al 2013 quando i due fratelli Maurizio e Massimiliano strinsero un patto con il gruppo dei Nizza, rappresentato in quel momento storico da Andrea Nizza che alla riunione si presentò accompagnato da Giovanni Privitera inteso “u Nacchiu”. Condannato dai giudici per associazione finalizzata al traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti aggravati dal metodo mafioso, reati commessi a Catania dal settembre 2013 al giugno 2017, dovrà scontare una pena equivalente ad anni 11 e mesi 2 di reclusione.

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