Diciannovenne pubblica video su Tik Tok offendendo gli agenti dopo una multa in piazza Risorgimento
L’etica sul corretto utilizzo dei social network è un argomento nato fin da subito e sempre presente nei dibattiti tematici. Spesso i più giovani, purtroppo, utilizzano malamente questi nuovi spazi interattivi, soprattutto pensando di essere intoccabili nel vano pensiero che ciò che viene detto e fa...
L’etica sul corretto utilizzo dei social network è un argomento nato fin da subito e sempre presente nei dibattiti tematici. Spesso i più giovani, purtroppo, utilizzano malamente questi nuovi spazi interattivi, soprattutto pensando di essere intoccabili nel vano pensiero che ciò che viene detto e fatto sui social non sia concreto. Il diciannovenne catanese A.A.G. è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria per i reati di oltraggio a pubblico ufficiale e diffamazione in seguito alla pubblicazione di un video su Tik Tok.
Nello specifico, il video offende l’onore e il decoro degli agenti operanti, utilizzando un’espressione tanto colorita quanto abusata, appellandoli come “cunnuti e sbirri”. Il video offensivo è stato girato in piazza Risorgimento mentre vi era lo svolgimento di un servizio di controllo stradale di uno scooterista senza casco da parte della Polizia Locale.
Oltre l’insulto verbale durante la ripresa, la didascalia sul social network Tik Tok riportava scritte esplicite, dimostrando al contempo la necessità del diciannovenne di un ripasso del corretto utilizzo dei vocaboli, della lingua italiana e della matematica: «#assemblamento #bastardi Hanno rovinato un ragazzo che lavorava e gli hanno fatto un verbale di 6000 euro #rompicoglioni».
La Sezione di Polizia Giudiziaria della Polizia Locale, al comando di Stefano Sorbino, ha visionato il video del giovane e, in seguito a un’attività investigativa, identificato l’autore dei reati contestati pur avendo utilizzando un nome diverso. Il diciannovenne è stato rintracciato dagli stessi agenti della polizia Municipale presso il domicilio di un parente, malgrado avesse una residenza anagrafica fittizia.
Tra le violazioni penali attribuite, anche la diffamazione attraverso l’utilizzo di un social network e per questo verrà richiesto il sequestro dell’account del giovane, con oscuramento per il pericolo di reiterazione o aggravamento delle conseguenze del reato.