L’altura che sovrasta Caltagirone: dove il tempo si è fermato tra tombe antiche e misteri irrisolti
A nord di Caltagirone, il sito di Sant’Ippolito custodisce necropoli, mura e reperti che raccontano l’origine più antica della città.
Un’altura che racconta millenni
Poco fuori Caltagirone, lungo la strada che scende verso la valle del fiume Caltagirone, si trova un luogo che non conosce folla. È l’altura di Sant’Ippolito, un’area che a prima vista potrebbe sembrare solo una collina bruciata dal sole, ma che in realtà nasconde le tracce più antiche della città.
Qui, tra pietre sparse e frammenti di ceramica, gli archeologi hanno individuato i resti di un abitato dell’età del Bronzo. Case in pietra locale, piccoli recinti, muri ciclopici: tutto testimonia la presenza di una comunità organizzata, vissuta in un periodo in cui la Sicilia era al centro dei commerci del Mediterraneo.
Col passare dei secoli, l’altura non venne mai davvero abbandonata. Tra l’Età del Ferro e l’epoca greca, la collina continuò ad accogliere vita, sepolture, e scambi. Le necropoli scavate sul fianco orientale, con le loro tombe a grotticella artificiale, raccontano un uso del territorio continuo e profondo, fatto di generazioni che qui hanno lasciato il segno, una dopo l’altra.
Tra necropoli e silenzi di pietra
Chi si avventura oggi fino a Sant’Ippolito trova una collina che domina la valle e guarda da lontano il profilo di Caltagirone. Non ci sono cancelli o biglietterie, solo un sentiero che si perde tra i cespugli e i muretti a secco.
È un paesaggio che ha l’odore della terra arsa e il rumore leggero del vento che passa tra le rocce. In superficie, affiorano frammenti di anfore, ciotole e pietrame lavorato, resti concreti di un passato che non è stato spazzato via.
Negli anni Sessanta e Settanta, gli scavi hanno riportato alla luce mura antiche e oggetti di uso quotidiano. Ogni reperto — vasi, punte di freccia, piccole decorazioni — racconta una storia minima ma viva, fatta di mani che costruivano, cucinavano, seppellivano i propri morti secondo riti ormai dimenticati.
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