Il Ponte sullo Stretto può davvero salvare vite? Tutte le risposte
Analisi dei vantaggi per sicurezza ed economia illustrati da Ponte sullo Stretto di Messina: tempi di soccorso ridotti, maggiore resilienza infrastrutturale e benefici strutturali per Sicilia e Calabria
Nel recente post pubblicato da Ponte sullo Stretto di Messina, la società sottolinea come un collegamento stabile tra Sicilia e Calabria possa offrire vantaggi concreti per la sicurezza della popolazione. L’area dello Stretto è infatti caratterizzata da una vulnerabilità elevata: rischio sismico, idrogeologico e incendi boschivi richiedono ogni anno migliaia di interventi di Protezione civile. Secondo la società, le attuali modalità di collegamento—traghetti e voli—presentano limiti legati al meteo, ai tempi di attesa e alla capienza, fattori che in situazioni d’emergenza possono rallentare i soccorsi.
Continuità dei servizi e resilienza nelle emergenze
Sempre secondo le informazioni diffuse dalla società, il Ponte introdurrebbe un livello di ridondanza infrastrutturale oggi assente. In caso di crisi idriche, ad esempio, permetterebbe l’arrivo di rifornimenti tramite autobotti senza dipendere da porti congestionati o non agibili. In condizioni di calamità, un collegamento terrestre stabile assicurerebbe quindi un’alternativa immediata al trasporto via mare. L’idea alla base è che una Sicilia più collegata sia una Sicilia meno isolata, capace di reagire più rapidamente ai guasti dei nodi critici della rete.
Le ricadute decisive su soccorsi, economia e coordinamento
Il post di Ponte sullo Stretto di Messina evidenzia inoltre i punti considerati più rilevanti: un attraversamento prevedibile di circa 10 minuti consentirebbe l’invio rapido e coordinato di colonne mobili, anticipando anche di 1–2 ore l’arrivo di 800 soccorritori rispetto agli attuali tempi di traghettamento. Questo si tradurrebbe in 800–1600 ore/uomo operative nella finestra delicata delle 24–72 ore successive a un disastro, con «più squadre, più interventi, più vite salvate»—una valutazione che, secondo la società, è confermata sia dalla Protezione civile calabrese sia da quella siciliana. Il collegamento sarebbe inoltre bidirezionale: utile alla Sicilia come alla Calabria, soprattutto nei casi in cui una delle due regioni resti isolata.
Sul fronte economico, la società riporta che i lavori genererebbero 23 miliardi di PIL, 22 miliardi di reddito alle famiglie e 10 miliardi di gettito fiscale, mentre nel lungo periodo il Ponte contribuirebbe a ridurre gli effetti dell’insularità, stimati in 7 miliardi l’anno di costi per l’economia siciliana. Secondo questa visione, l’opera garantirebbe maggior competitività, nuovi posti di lavoro e una riduzione del divario Nord–Sud, oltre ai benefici in termini di sicurezza.
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