Il piccolo altopiano etneo dove il tempo si è fermato e la lava ha costruito un rifugio
A Dagala del Re, frazione di Santa Venerina, la lava dell’Etna ha creato un altopiano unico dove il tempo sembra essersi fermato.
Un luogo nato dal fuoco e modellato dal silenzio
Tra le colline che separano Zafferana Etnea e Santa Venerina, sorge Dagala del Re, una frazione che non sembra avere fretta.
Chi arriva qui lo capisce subito: la strada sale dolcemente, i muri in pietra lavica si stringono lungo i tornanti, e l’aria profuma di campagna e cenere antica.
Il nome stesso racconta la sua natura. La parola “dagala” deriva dall’arabo e indica un isolotto di terreno fertile rimasto intatto nel cuore di una colata lavica.
È un pezzo di terra che la lava ha risparmiato, come se volesse conservare una memoria verde in mezzo al nero assoluto del vulcano.
Proprio qui, secoli fa, la gente trovò rifugio e costruì le prime case, con la stessa pietra che li circondava.
Oggi Dagala del Re è un piccolo altopiano di case basse, ulivi, vigneti e vecchi cortili.
È parte viva del territorio di Santa Venerina, ma mantiene un’identità distinta, fatta di silenzi, di storie tramandate e di quella calma che appartiene ai luoghi che hanno visto scorrere i secoli senza cambiare faccia.
La lava che protegge invece di distruggere
Ogni angolo di Dagala del Re ricorda che qui la lava non è solo una minaccia, ma anche un elemento di vita.
I campi sono delimitati da muretti a secco di basalto, e molte case hanno muri spessi e scuri, costruiti con le pietre delle vecchie colate.
L’Etna è vicinissimo, ma la frazione sembra guardarlo con rispetto, non con paura.
Camminando per le sue vie, si capisce che Dagala del Re è il risultato di un equilibrio raro: la montagna ha distrutto molto, ma qui ha voluto risparmiare un piccolo lembo di terra.
È una macchia fertile, sospesa tra la pietra e il verde, dove ogni stagione restituisce colori diversi e dove la vita segue ancora i ritmi della natura.
La gente del posto racconta che il nome “del Re” derivi da antichi possedimenti reali: terre concesse in epoca borbonica, quando l’intera zona di Santa Venerina era disseminata di masserie e poderi appartenenti alla nobiltà catanese.
Non ci sono palazzi né stemmi, ma il toponimo è rimasto come un segno di rispetto verso un passato che non si è mai del tutto dissolto.
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