Il piatto che nacque per errore e conquistò i palazzi di Catania: lo mangi spesso ed è buonissimo
La Caponata, nata da un errore, divenne il piatto simbolo dei palazzi catanesi. Scopri la storia segreta e la curiosità finale.
Dalla tavola dei nobili alle cucine di tutti
La Caponata è molto più di un semplice piatto siciliano: è una storia di trasformazioni sociali, di errori diventati leggende e di sapori che raccontano secoli di contaminazioni.
Nel cuore della Sicilia orientale, tra le vie calde di Catania, questo piatto di melanzane, sedano, olive e salsa agrodolce ha attraversato il tempo come un simbolo di ingegno popolare.
All’origine, però, non c’era nulla di popolare. Si dice che il nome derivi dal termine “capone”, con cui un tempo si indicava il pesce lampuga, servito nelle tavole aristocratiche in salsa dolce-salata. Quando le famiglie più umili non potevano permetterselo, sostituirono il pesce con la melanzana, coltivata ovunque nelle campagne catanesi.
Il risultato fu un piatto nuovo, potente e aromatico, che riuscì in un’impresa rara: piacere ai poveri e ai nobili insieme. Così la Caponata nacque da una rinuncia, ma finì per conquistare le mense più ricche dell’isola, fino ai saloni dei palazzi barocchi di Catania e ai conventi dove le monache ne custodivano le versioni “segrete”.
Un mosaico di sapori e dominazioni
Dietro la Caponata si nasconde un mosaico di dominazioni e scambi. L’uso dell’agrodolce arriva dagli Arabi, l’abitudine di friggere le verdure dai Spagnoli, la melanzana dai Persiani, mentre l’equilibrio fra zucchero e aceto è un’eredità tutta siciliana, maturata nei secoli.
Ogni provincia ha la sua variante, ma quella di Catania è considerata tra le più equilibrate e intense, con melanzane fritte, pomodoro fresco, sedano e capperi di Pantelleria. Alcune famiglie aggiungono persino pinoli e uvetta, a memoria dei tempi in cui il dolce e il salato dovevano fondersi in un’unica emozione.
Nonostante le differenze, la Caponata rimane un racconto unico della Sicilia stessa: amara e dolce, semplice e complessa, umile e regale. Ogni boccone è un frammento di storia, nato dal bisogno e trasformato in capolavoro di sopravvivenza culinaria.
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