La Basilica che protegge un segreto architettonico nel cuore moderno di Catania
Nel cuore di Catania, una chiesa moderna custodisce un segreto architettonico poco noto: la Divina Maternità della Vergine Maria.
Un santuario moderno in una città antica
In una città in cui la pietra lavica racconta secoli di eruzioni, Catania nasconde anche luoghi inaspettatamente moderni e carichi di significato. Tra questi spicca la Chiesa della Divina Maternità della Beata Vergine Maria, un edificio che sfugge agli itinerari turistici, ma che rappresenta una delle più raffinate espressioni dell’architettura sacra contemporanea in Sicilia.
Collocata nella parte ovest della città, lungo via Caronda, la chiesa è un esempio limpido di come la spiritualità del Novecento abbia saputo dialogare con la materia viva del territorio etneo. Costruita nel 1954 su progetto dell’architetto Giuseppe Vaccarini, sorge su un’area allora in espansione urbana e si distingue per la sua struttura moderna e simbolica, che coniuga sobrietà e monumentalità.
L’edificio si impone per le linee pulite, i volumi geometrici e il contrasto tra la luce del cemento bianco e la densità delle pietre vulcaniche. L’interno, ampio e raccolto, è organizzato intorno all’altare maggiore, dove una grande vetrata policroma proietta riflessi mutevoli che accompagnano la liturgia e il ritmo del giorno.
Dietro questa architettura si cela un’idea: ricostruire la sacralità del quotidiano, rendendo la chiesa un punto d’incontro, non solo di fede ma di comunità. Nel pieno della rinascita del dopoguerra, la Divina Maternità rappresentava infatti una speranza di rigenerazione per un quartiere in rapida crescita, simbolo di una Catania che cambiava pelle, sospesa tra tradizione barocca e aspirazioni moderne.
Architettura, arte e spiritualità contemporanea
La facciata della chiesa, lineare e quasi austera, nasconde un apparato decorativo sorprendente: bassorilievi e forme plastiche che evocano la maternità di Maria non con immagini consuete, ma attraverso simboli geometrici e proporzioni armoniche.
All’interno, il gioco di luci e ombre è calibrato per accentuare il senso di intimità e raccoglimento. Le vetrate artistiche e le sculture in pietra lavica creano un dialogo costante tra materia e spirito, tra l’Etna e la devozione mariana. Ogni dettaglio richiama il concetto di maternità divina: non solo come immagine di dolcezza, ma come forza generatrice di vita, resilienza e fede.
Nel quartiere, la chiesa è da decenni un punto di riferimento sociale, un presidio spirituale discreto, lontano dal clamore turistico. Molti catanesi la conoscono semplicemente come “la chiesa della Divina Maternità”, ma pochi immaginano che sia una delle opere più originali dell’architettura religiosa siciliana del Novecento, studiata anche in ambito accademico per la sua impostazione spaziale e l’uso innovativo dei materiali.
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