Il guardiano di pietra che sfida i secoli: il simbolo di Catania nasconde un enigma insospettato

A Catania un elefante di pietra domina la piazza più famosa: tra storia, leggende e una curiosità che pochi conoscono.

09 novembre 2025 15:00
Il guardiano di pietra che sfida i secoli: il simbolo di Catania nasconde un enigma insospettato - Foto: Luca Aless/Wikipedia
Foto: Luca Aless/Wikipedia
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Un enigma scolpito nella lava

Al centro della Piazza del Duomo di Catania svetta la Fontana dell’Elefante, soprannominata dai catanesi “u Liotru”.

L’opera, che unisce pietra lavica nera e marmo bianco, non è solo un monumento decorativo: è diventata il simbolo della città. Realizzata nel 1736 dall’architetto Giovanni Battista Vaccarini, fonde elementi classici e orientali in una composizione sorprendente.

L’elefante, scolpito in blocco di lava etnea, regge sul dorso un obelisco egiziano alto più di tre metri, arrivato probabilmente da antiche rovine romane. Alla base, due vasche circolari convogliano l’acqua, mentre iscrizioni e decorazioni arricchiscono un’opera che sembra più un enigma che una semplice fontana.

Il contrasto tra la forza scura della lava e la purezza del marmo bianco ha reso la fontana un punto di riferimento estetico e culturale, capace di affascinare cittadini e viaggiatori di ogni epoca.

Tra storia, leggende e interpretazioni

L’origine dell’elefante non è priva di mistero. Alcuni studiosi lo collegano a tradizioni bizantine e arabe, altri alla leggenda di Eliodoro, mago e negromante che secondo i racconti popolari avrebbe trasformato un elefante in pietra per dominare la città.

Questa versione leggendaria spiega il soprannome Liotru, deformazione dialettale del nome Eliodoro. I catanesi, da secoli, hanno adottato questa creatura come mascotte benevola, simbolo di protezione contro le eruzioni dell’Etna e segno di identità cittadina.

La presenza dell’obelisco ha suscitato nel tempo interpretazioni curiose. Alcuni lo consideravano un simbolo esoterico, altri un legame con il culto solare egiziano, altri ancora lo vedevano come un semplice reimpiego di materiali antichi.

Qualunque fosse l’intenzione di Vaccarini, l’effetto è potente: un’icona che sintetizza cultura classica, religiosità e mito popolare, fino a diventare l’immagine più immediata di Catania.

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