La storia che nessuno conosceva, la Porta Aragonese di Randazzo e le vicende che sorprendono
Scopri la Porta Aragonese di Randazzo, detta “Porta o Mustu”: storia, simboli reali e segreti che lasceranno a bocca i catanesi!

Storia regale e funzionale
La Porta Aragonese, conosciuta anche con l'appellativo popolare di “Porta o Mustu” (ossia “porta del mosto”), è una delle quattro porte superstiti delle possenti mura medievali di Randazzo, comune etneo della provincia di Catania. Edificata durante il dominio aragonese, fu restaurata nel 1282 dal re Pietro III d’Aragona, figura centrale della riconquista siciliana dopo i Vespri. La porta, oltre ad avere un’importanza difensiva, svolgeva un ruolo doganale essenziale: i doganieri esigevano qui la gabella sul mosto, ossia il vino in fermentazione, che transitava per Randazzo verso i centri della piana di Catania e oltre.
Per questa ragione divenne popolarmente nota come “Porta o Mustu”, appellativo ancora oggi usato dai catanesi randazzesi con orgoglio e affetto. Si trattava di una zona di controllo fiscale, ma anche di accesso privilegiato per il commercio agroalimentare, soprattutto durante la vendemmia. Il legame tra questa struttura e la viticoltura è talmente profondo che essa è entrata nella memoria collettiva non come mera barriera, ma come simbolo tangibile dell'economia locale e della sovranità territoriale esercitata anche attraverso il vino.
Architettura, stemmi e simboli
Collocata lungo il tratto più esteso delle mura urbiche, la Porta Aragonese si distingue per una struttura imponente, costruita in pietra lavica nera dell’Etna e blocchi di pietra arenaria chiara, contrasto cromatico tipico dell’architettura difensiva medievale locale. L’arco ogivale e i merli in pietra la rendono riconoscibile tra tutte le porte antiche del centro storico. Sopra l’archivolto si distinguono ancora oggi, sebbene in parte logorati dal tempo, gli stemmi araldici della casata reale d'Aragona, quello della regina Costanza e l'emblema civico di Randazzo, che suggellano il carattere ufficiale e regale del varco.
Un tempo, accanto alla porta si trovavano i posti di guardia e riscossione dei dazi, con documenti fiscali redatti anche in latino. Il sito mostra chiaramente una funzione composita: militare, economica e simbolica. È uno dei pochi esempi superstiti in Sicilia dove la presenza araldica reale sia incisa direttamente nella pietra di un punto di confine urbano, rendendola un unicum per i catanesi appassionati di storia.
Significato culturale e cittadino
Oggi, la Porta Aragonese non è solo un reperto architettonico, ma un simbolo identitario per la comunità randazzese e per i catanesi che conoscono la profonda connessione tra storia e territorio. Rappresenta il punto di passaggio tra il borgo e la campagna, tra la civitas e le terre coltivate, specialmente i vigneti, da cui il mosto prendeva la via della trasformazione in uno dei prodotti agricoli più importanti della zona: il vino dell’Etna.
La porta era anche il primo saluto che il viaggiatore riceveva entrando in città: un confine tra l’esterno e l’interno, tra il mondo commerciale e quello giuridico-amministrativo. Ancora oggi è scenario di visite guidate, rievocazioni storiche e percorsi medievali, e ogni pietra che la compone racconta un pezzo della centralità di Randazzo nei secoli XIII–XV. Per i catanesi amanti delle radici, rappresenta una tappa obbligata per capire come il controllo commerciale del territorio passasse anche da simboli in apparenza “minori”, ma in realtà decisivi per la sovranità politica ed economica.