Chi ha davvero inventato questa tradizione: il carretto siciliano e la verità che pochi conoscono

Simbolo dell’identità catanese, il carretto siciliano cela storie vere di sangue, santi e rivolte. Scopri la sua meravigliosa storia!

A cura di Paolo Privitera
19 agosto 2025 12:00
Chi ha davvero inventato questa tradizione: il carretto siciliano e la verità che pochi conoscono - Foto: Ji-Elle/Wikipedia
Foto: Ji-Elle/Wikipedia
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Un'icona che ha fatto la storia della Sicilia (e di Catania)

Tra le immagini più potenti e colorate che rappresentano la Sicilia nel mondo, c’è senza dubbio il carretto siciliano, un oggetto che in passato era mezzo di trasporto e oggi è testimone di arte, fede, vendetta, amore e identità popolare.

Nato tra il XIX e il XX secolo, il carretto si diffuse soprattutto nelle province orientali dell’isola, tra cui Catania, dove si sviluppò uno stile riconoscibile: più sobrio rispetto a quello palermitano, ma più geometrico, dinamico e ricco di incisioni. Ogni carretto è un pezzo unico, realizzato artigianalmente da ebanisti, fabbri, pittori e scultori locali.

Non solo decorazione: un giornale su ruote

Ogni scena dipinta su un carretto siciliano racconta qualcosa di vero: episodi storici, leggende religiose, battaglie epiche, martìri di santi, cavalieri, o addirittura i soprusi subiti dai contadini. Il carretto, in un’epoca senza giornali né TV, diventava la “voce” della comunità, una cronaca visiva itinerante, dipinta per chi non sapeva leggere.

A Catania erano comuni i racconti visivi di Garibaldi, Carlo Magno, Orlando e Rinaldo, ma anche rappresentazioni del martirio di Sant’Agata, patrona della città, in una miscela esplosiva di fede e patriottismo popolare.

Un mestiere collettivo: chi costruiva un carretto?

Dietro la realizzazione di un singolo carretto lavoravano almeno quattro figure diverse:

  • il carrettiere, che forniva le misure;
  • il fabbro, che forgiava i ferri battuti;
  • il ebanista, che intagliava e assemblava il legno;
  • il decoratore, che dipingeva e narrava.

Catania vantava alcuni dei migliori artigiani siciliani, capaci di imprimere sulla ruota o sul timone l’intera epopea di una famiglia o di un quartiere, rendendo il carretto quasi un passaporto identitario per i catanesi.

Dall’asino al museo: l’evoluzione del carretto

Con l’avvento dei mezzi motorizzati, il carretto perse il suo ruolo funzionale, ma iniziò a essere considerato un oggetto d’arte e di collezione. Oggi è presente in mostre internazionali, libri fotografici, e musei etnografici, incluso il Museo del Carretto Siciliano di Aci Sant’Antonio, in provincia di Catania.

Proprio in questa cittadina, ogni anno si tiene una festa tradizionale dedicata ai carretti, con sfilate storiche, esibizioni musicali e restauri pubblici eseguiti dagli ultimi artigiani rimasti.

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