Un’estate rovente per tutti | La soluzione segreta per la Sicilia che sta facendo parlare in tutta Italia
Il caldo avanza e le risorse idriche siciliane tornano nell’occhio del ciclone: spunta un piano ambizioso che potrebbe cambiare tutto. Ma a quale prezzo?

Un progetto milionario si candida a salvare la Sicilia dalla siccità: ma è davvero la soluzione?
Con l’estate ormai alle porte e temperature in rapido aumento, torna l’incubo che ha segnato in modo pesante le ultime stagioni: la siccità. In Sicilia, dove la crisi idrica è una minaccia concreta e ormai ciclica, si cerca di correre ai ripari. Ma stavolta, tra dichiarazioni e retroscena, spunta un progetto milionario che potrebbe cambiare tutto.
Il problema che continua a mordere
Nonostante un inverno più generoso sul fronte delle piogge rispetto agli anni passati, la rete idrica siciliana resta un colabrodo. Le perdite, che superano il 50%, rappresentano una ferita aperta nella gestione delle risorse, aggravata dall’assenza di dissalatori in molte aree costiere e da un’infrastruttura obsoleta e inefficiente.
Il governo regionale, con in testa il presidente Schifani, ha promesso interventi strutturali e fondi, ma il nodo vero resta la tempistica: quanto ci vorrà davvero per invertire la rotta?
L’entrata in scena di Webuild
Ed è qui che compare un attore inatteso, con un piano che ha già acceso il dibattito. Si tratta di Webuild, il colosso dell’edilizia a capo del consorzio Eurolink, già incaricato di realizzare il Ponte sullo Stretto. Il suo amministratore delegato, Pietro Salini, ha dichiarato di avere in mano la soluzione.
Il piano? Costruire decine di dissalatori, ripristinare bacini di stoccaggio, potenziare la rete di distribuzione e installare nuovi impianti di potabilizzazione. Tutto in due anni, e con un investimento stimato attorno ai 900 milioni di euro, totalmente a carico dell’azienda.
Un’offerta a prima vista generosa. Forse troppo.
Cosa si nasconde dietro il “progetto pro bono”?
Webuild parla di iniziativa privata a sostegno della collettività, ma i dubbi non mancano. Alcuni osservatori e attivisti sollevano la questione: si tratta di vera filantropia o di un’operazione di greenwashing pensata per bilanciare il dissenso ambientale sul Ponte sullo Stretto?
D’altronde, la portata mediatica di un “salvataggio della Sicilia” in piena crisi idrica potrebbe offrire un ottimo contrappeso alle critiche crescenti legate ai grandi cantieri e alle trasformazioni ambientali della zona.
Una proposta alternativa (e molto più scomoda)
Secondo alcuni esperti, una parte dei miliardi previsti per il Ponte potrebbe essere dirottata verso un vero e proprio piano di rigenerazione idrica dell’Isola, con un coordinamento pubblico-privato in grado di garantire trasparenza, tempi certi e benefici reali per la popolazione.
Ma la politica, come sempre, è divisa. E mentre il caldo si avvicina, la questione resta sospesa tra promesse, interessi e bisogno urgente di soluzioni concrete.
Una sola certezza: il tempo stringe
Che si tratti di un piano sincero o di una mossa d’immagine, la Sicilia ha bisogno di risposte immediate. Perché l’acqua, in questa terra di sole, è diventata una risorsa troppo fragile per essere gestita tra strategie aziendali e proclami elettorali.
Resta da capire chi controllerà davvero il rubinetto.