Storie sconvolgenti e riti inaspettati | Il matrimonio in Sicilia nell’Ottocento come non te lo aspetti
Dimenticate l’abito bianco: fino ai primi del Novecento in Sicilia ogni paese aveva il suo colore e i suoi rituali nuziali!

I matrimoni siciliani non erano (ancora) bianchi
Nel cuore dell’Ottocento, in Sicilia l’abito da sposa non era affatto bianco. La scelta del vestito dipendeva dalla tradizione locale, dalla stagione delle nozze, dallo status economico e – soprattutto – da dove si viveva.
Se oggi il bianco è considerato sinonimo di purezza e l’unica scelta possibile, all’epoca era un’eccezione. La regola? Colori, stoffe preziose, accessori vistosi e identità territoriale fortissima.
Colori e stili: da Milazzo a Siracusa, ogni borgo aveva il suo abito
A Terrasini, la sposa indossava l’azzurro. A Milazzo, un raffinato completo con giubbino di raso e ampia gonna celeste, velo fiorato e gioielli d’oro e corallo. Nelle campagne del Siracusano, le nozze autunnali prevedevano vesti di lana blu, crocette d’oro e mantelli di saio.
Solo a Palermo, città cosmopolita e più influenzata dalla moda europea, le borghesi cominciarono a vestirsi di bianco già nella seconda metà del secolo.
Palermo anticipa la moda vittoriana
La moda del bianco arrivò in Europa dopo il matrimonio della regina Vittoria d’Inghilterra nel 1840. Ma in Sicilia solo le classi più agiate e cittadine, come quella palermitana, cominciarono a seguirla presto.
A fine Ottocento, la sposa borghese indossava un vestito bianco con velo e ghirlanda: un look sobrio ma elegante, confezionato su misura dalle sartorie più esclusive della capitale dell’Isola.
Il vestito della “ricca burgisa”: un capolavoro di colore e simbolismo
Il folklorista Giuseppe Pitrè descrisse minuziosamente l’abito tipico di una sposa borghese rurale benestante: un vero e proprio codice sociale da indossare.
Ecco i dettagli:
- Baschina (corpetto rigido) in seta rossa a fiori
- Cuvertina bianca per coprire il décolleté
- Fadillinu (gonna corta) rossa con rifiniture azzurre
- Fadali (grembiule in velo d’India bianco)
- Calze cerulee e scarpette bianche con fiori azzurri
A completare l’abito: mantellina di seta gialla, fermaglio d’argento a forma di spada (la spatuzza), collane di corallo e ambra, anelli, orecchini in filigrana d’oro.
L’evoluzione nel ‘900: arriva il velo per tutte
Fu solo nei primi decenni del Novecento che il velo diventò un accessorio irrinunciabile anche nei paesi dell’entroterra.
Il tulle, spesso ricamato, era fissato con una corona di fiori d’arancio, simbolo di fertilità. Da allora, il bianco divenne finalmente “di moda” anche nelle aree più rurali.
Il vestito come linguaggio: cosa raccontava un abito nuziale?
L’abito da sposa nell’Ottocento siciliano non era solo un abito. Era una narrazione tessile: diceva chi eri, da dove venivi, cosa ti auguravi.
Ogni dettaglio – stoffa, colore, accessorio – raccontava il ceto sociale, le possibilità economiche e la visione della vita della sposa e della sua famiglia.
Curiosità: sai perché il bianco è diventato “universale”?
Il bianco come colore nuziale non nasce per simboleggiare la purezza, ma per dare prestigio. Solo chi poteva permettersi un abito che non si riutilizzava – perché troppo chiaro, delicato e inadatto ad altri usi – poteva sposarsi in bianco. Era un segno di ricchezza, non (solo) di virtù.